I CVD dimostrano di avere seguito con attenzione tutto il percorso evolutivo del rock peninsulare dal 1990 al 1999. Dalle contorsioni liriche dei CSI alle visioni grunge dei Ritmo Tribale, dalla sonicità poetica dei Marlene Kuntz ai momenti più cupi dei Bluvertigo, soffermandosi con estrema cura anche su quel disco chiamato Hai paura del buio. Sarà per questo che durante l'ascolto sembra di essere in famiglia, con i suoni di sempre. Il rischio della noia è apparentemente dietro l'angolo, ma la nuova entrata in casa Eclectic Circus ha il dono della personalità. Non si limita a subire i propri modelli ma si arma di buone idee e discreta ispirazione per costruirsi un universo personale piuttosto credibile, per quanto estremamente derivativo. Un rock intriso di poesia decadente, che viaggia su una raffinata tensione chitarristica, costantenemente disturbata da fitte trame elettroniche.
Paesaggi ruvidi, in cui la melodia si dilata spesso fino ai confini della psichedelia, ma è il ritmo industriale a rendere compatto l'ambiente, stratificando un'alternanza di angoscia e romanticismo. Un andirivieni sincopato con otto brani capaci di dirompenti esplosioni e flessuose aperture quasi cantautorali. Pulsione e quiete a rincorrersi all'interno di un mondo in cui la cura meticolosa del tessuto strumentale non sottrae spazio alla scrittura, tra storie visionarie e compulsione esistenziale. La Parola sempre in evidenza e il Significato a cercare spazio tra variazioni ermetiche.
Da segnalare la presenza di Manuel Agnelli in "Finale Rorschach 1 (Minuetto)", buona per impreziosire il curriculum, ma indifferente in quanto ad effettivo apporto artistico.
"Test di resistenza all'onda d'urto" è un disco che può funzionare egregiamente ai primi ascolti, ma si sgretola progressivamente col tempo. Lascia un buon retrogusto, ma nessun ricordo indelebile. Merita comunque un po' di attenzione.
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La recensione test di resistenza all'onda d'urto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-12-03 00:00:00
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