MARTINELLISOTTOPONZIOPILATO2016 - Cantautoriale, Punk, Pop

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Rabbia, istinto e spirito punk. L’esordio di Martinelli è scoppiettante.

Ogni volta che nasce una label non si può restare indifferenti. Dovremmo come minimo esserne felici, dovremmo altresì dimostrarci pronti a non disperdere quei sintomi di vitalità che la giungla della discografia tricolore riesce ancora a offrirci, sia pur con una frequenza sempre più blanda. E rallegrarci del fatto che c’è ancora qualcuno disposto a spezzare una lancia in favore della cosiddetta scena indipendente. Tanto più di fronte a “Parola Cantata”, il progetto pensato e creato da Mauro Ermanno Giovanardi, etichetta dedicata alle nuove leve del cantautorato di casa nostra. Progetto che già dimostra di avere una certa propensione nei confronti dei musicisti non allineati, di quelli che preferiscono partire per la tangente fottendosene del politicamente corretto.

Prendiamo uno come Martinelli, che “Parola Cantata” lo ha scoperto e svezzato. Uno fatto a modo suo: destabilizzante, scurrile quanto basta, stravagante, bizzarro. Un cantautore di qualità, insomma, generosamente dispensata tra i solchi di “Sottoponziopilato”, il suo scoppiettante esordio. Un album dalla fisicità imponente, cantato con rabbia e istinto puro, cercando una terza via tra le ugole di Rino Gaetano e quelle di Freak Antoni. Che ha un solo scopo: dissacrare tutto il dissacrabile. Dai valori dell’amicizia ai personaggi dei cartoon (Robin si masturba e Puffetta è una zoccola, sentenzia Martinelli in “Cartoni animati”), alla bici candidata al Nobel per la pace che in realtà ti ammazza fino ai rapper fighetti e a Babbo Natale, quest’ultimo implicato fino al collo nel racket dei regali.

Sembra di avere a che fare con un Enzo Jannacci ancora più stralunato o con il Lucio Dalla schizzato di “Corso Buenos Aires” e dintorni. Confusi tra elettrico, acustico e qualche verniciata di elettronica. Ma con una differenza sostanziale: Martinelli ci tiene a esibire una cattiveria atavica, a mettere in chiaro che ad animare la sua cifra stilistica c’è uno spirito punk. Grazie al quale vomita canzoni incendiarie: “Anche ammazzarsi di droga drogata è bello ma non dirlo a nessuno”, spiega in “Sudato e felice”, mentre “Guepiere” narra di un appuntamento tra un settantenne e una prostituta finito in tragedia e “Vecchi porno” prova a ricordare i tempi in cui le scene di sesso spinto bisognava cercarle in edicola o in qualche anfratto tra ”i bagni, nei giardini, tra le siepi, nei cortili”. E se la malinconia prova a sgorgare tra le note di “Farfalena”, ecco “Flauto di pelle”, storia che all’inizio potrebbe sembrare una sorta di “Alba Chiara” 2.0 ma che poi non tarda a virare in tutt’altra direzione. Quale? Beh, mettiamola così: suonare il flauto di pelle è un’ardita metafora…
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Facile farsi conquistare da Martinelli e dalla sua sconcertante visionarietà, dal suo atteggiamento rabbioso e al tempo stesso cazzaro. Che il firmamento indie abbia individuato una nuova stella?

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La recensione SOTTOPONZIOPILATO di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-12-12 10:00:00

COMMENTI (1)

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  • faustiko8 anni faRispondi

    Disco bello bello! Una bella ventata freakettona di cantautorato...