L'ossatura rimane quella di sempre: cuore battente, chitarre e grancassa, ma Il Pan del Diavolo cresce e si evolve (ed è sempre avvelenato)
L'ossatura rimane quella di sempre: cuore battente, chitarre e grancassa. Il Pan del diavolo però cresce e si evolve, lasciando sovrastare da una trasformazione stilistica e vocale che, già dal primo ascolto, si fa notare, i suoni schiaffeggianti e il punk-folk ruvido ai quali ci avevano abituati.
In questo quarto lavoro c'è ampia partecipazione da parte di colleghi importanti: Piero Pelù ha co-prodotto una buona parte del disco fornendo un contributo per "Supereroi", "Aquila solitaria", "Qui e adesso" e "Tornare da te", mentre Tre allegri ragazzi morti, Vincenzo Vasi e Umberto Maria Giardini hanno partecipato a "Mondo al contrario" e "Gravità zero".
Il titolo non si riferisce ai personaggi di fantasia che affollano film e fumetti, bensì alla gente comune. Il supereroe per definizione non è una persona come gli altri, è vero, ma l'intento de Il Pan del diavolo si dirige verso la valorizzazione del normale, attraverso un semplice ribaltamento dell'usuale punto di vista. Questo capovolgimento di prospettiva è stato adottato anche in fase di scrittura e arrangiamento, portando ad un risultato altro, nuovo. La rabbia creativa degli esordi infatti ha ceduto il posto a una pacata maturazione, che da superuomini del blues ipnotico ha portato Pietro Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo a diventare dei supereroi del rock mossi, manco a dirlo, dalla forza della musica ("la musica ti aiuta a fare quello che fai").
Passare dalle tinte bluegrass di "Messico" al più classico rock di "Supereroi", pur mantenendo il dna sonoro che li contraddistingue dagli esordi non è così scontato. Se in "Tornare da te" il ritorno al passato è inevitabile, di diversa fattura appare "Aquila solitaria", che potrebbe tranquillamente passare in radio e diventare il tormentone della primavera.
Non è quello che ci si aspettava dal duo ma allo stesso tempo non si discosta completamente da ciò che avrebbe potuto essere: è un disco che stupisce perché sembra rappresentare un momento di passaggio, di crescita, di spinta verso zone più introspettive e pulite fino a "Folkrockaboom" rimaste inesplorate. Però con la stessa idiosincrasia a tutto ciò che abbia un senso lineare e logico.
Il Pan del diavolo manifesta la medesima appassionata urgenza sonora rigenerandosi davanti a dieci o a diecimila persone, mettendo anima e cuore ad ogni concerto. Ora rimane la curiosità di scoprire se questo istinto atavico, durante l'esecuzione dal vivo di "Supereroi", subirà o meno un ridimensionamento.
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La recensione Supereroi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-03-03 09:00:00
COMMENTI (2)
Ciao Mara, mi permetto un paio di polemiche.
Dici che "sembra rappresentare un momento di passaggio, di crescita"
Non ti sembra un'involuzione e' un mero tentativo commerciale?
Pelu' ha letteralmente devastato il gruppo.
Aggiungi "spinta verso zone più introspettive". Se questo disco e' profondo non riesco a capire come tu possa (s)valutare gli altri passati che erano ben piu' intensi.
Infine racconti che vedi soluzioni rimaste inesplorate. Quelle delle banalita' forse.
Ho poco tempo scusa se non ho argomentato a dovere.
Paz
Premetto che la mia impressione è molto personale e io stesso capisco l'appeal che questo album può avere se rivolto ad un certo tipo di ascoltatore, tuttavia "Supereroi" mi ha deluso un po'. Tutto troppo tirato a lucido e artificioso a livello produttivo, molto telefonato e poco sorprendente a livello di composizione delle melodie e dei riff. Sento che manca quella "crudezza" folk che c'era nei precedenti album, si sente l'intervento di un produttore che ha un'altra concezione di rock, forse più pulita e diretta. Inoltre ho sentito poca influenza del folk statunitense (se non in un paio di tracce, molto soft comunque) che era più palese in FolkRockaBoom e, sinceramente, pensavo resistesse molto più di un solo album. Se poi vi piace, che Johnny Cash vi benedica.