Esordio per gli Aristocrasti. Tra pop zuccheroso, jazz e altro.
Tra le pieghe del debutto discografico degli Aristocrasti si trova un po’ di tutto. Succede. In special modo quando si preferisce seguire l’istinto, fregandosene di rinchiudersi all’interno di una sia pur comoda (?) gabbia stilistica. “Per la strada” è un compendio di pop intimista e cantautorale a volte un po’ troppo zuccheroso (l’opener “Non ci fossi tu” valga come esempio), di sentimenti distratti, di strizzate d’occhio rivolte a un jazz notturno nonché intrigante (“Sentinelle della notte”, “Best mango”) se non dal retrogusto dixie (“Preferisco un caffè”), di inattesi rallentamenti (la straniante, e triste, “Ho preso in affitto un divano sulla Statale”), di fragili legami con i suoni in levare, espressi in “Un tempo che non c’è”, con la malinconia che prende il sopravvento in modo deciso (il testo cita Pier Paolo Pasolini, Lucio Dalla, i Pink Floyd tra le rovine di Pompei).
Il risultato non è da buttare via, al netto dell’eccesso di saccarosio di cui sopra e del volume della voce, a volte sin troppo strabordante e rumorosa, ma è probabile si tratti di qualche pasticcio combinato in fase di mixaggio. Va bene, specie se si tiene in considerazione che si tratta di un esordio. Anche se l’asticella è lì per essere alzata.
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La recensione Per la strada di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-08-21 00:00:00
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