“Altro non è rimasto” è, per i Valèry Larbaud, la prima registrazione sulla lunga distanza: una sorta di ingresso nella “musica che conta” che suggella le prove su Demo (“Valèry Larbaud”, 2001) ed Ep (“Da dove vuoi”, 2001 e “A sinistra del rosso”, 2002) sin qui realizzate. Ed è, questo, un debutto decisamente interessante, per una band che, suggestiva già nel nome scelto come ragione sociale (ispirato ad un critico letterario francese ricordato per aver portato alla fama internazionale Italo Svevo, N.d.R.) si propone come attrice di un affascinante rock d’autore mirabilmente striato da echi dark e da intensi slanci poetici.
Emblematici esempi sono “Dublino” (“Ho qui Dublino in foto e là noi tre / E c’è sul cielo grigio scritto in blu: qui non resta che la fine…”), “L’errore”, “Nel locale” () e “Quella sera”, brani in cui la splendida scrittura di Diego Pallavera infarcisce di cristallina decadenza vibranti connotati sonori svelando una vena creativa passionale e romantica.
Un disco interessante, dicevamo, le cui minime cadute di tono (“Il poco che sei” e “Manichini”, episodi dalle tematiche e dal cantato troppo ridondanti) non pregiudicano il talento e le qualità di un gruppo sul quale, decisamente, è possibile nutrire delle aspettative.
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La recensione Altro non è rimasto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-05-30 00:00:00
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