Tra violento cazzeggio e schizofrenica accademia il personalissimo (quanto scarnificato) omaggio di Nicola Manzan all’indimenticato Demetrio Stratos.
La nuova creatura di Bologna Violenta l'ho presa in simpatia praticamente in tempo reale. Fin da una prima fugace occhiata alla copertina, sulla quale troneggia una malinconica immagine in b/n del vecchio trampolino olimpico di Cortina, ormai abbandonato a se stesso da decenni. Quello stesso trampolino il quale, circa 30 anni fa, mi scatenò dentro un prorompente sentimento di mestizia la prima volta che me lo ritrovai a lato strada in tutta la sua più annichilente solitudine.
E questa empatia non poteva che consolidarsi con l’ascolto delle dieci microcomposizioni di “Cortina”, appunto, il quale fortifica l’iniziale complicità emotiva tra il mio vetusto ricordo di gioventù e quella straniante visione del mondo (e della musica tutta) fatta propria dal buon Nicola Manzan. Il musicista veneto, a questo giro, in ossequioso omaggio al prog e in particolare all’indimenticato Demetrio Stratos, decide di allentare le maglie sferraglianti del suo collaudato grindcore per abbracciare sonorità più scarnificate – ma non per questo meno comunicative – assecondando il proprio desiderio di esplorazione di nuovi mondi sonori attraverso l’assemblaggio di retroavanguardistici registri compositivi: ecco allora concentrato in appena cinque minuti scarsi uno spiedino di dieci criptomelodie, costantemente in bilico tra violento cazzeggio e schizofrenica accademia, sagomate nella loro disarmante embrionalità da un convulso violino solista, una pedaliera per organo e una batteria in travaso di bile addomesticata dall’ormai inseparabile Alessandro Vagnoni.
Dieci scarabocchi concettuali per altrettanti squarci sonori inferti alla più bieca convenzionalità (così come quello stesso trampolino incarnava, a suo modo, uno squarcio nell’armonia della natura circostante) i quali, nella loro deflagrante umoralità, riescono persino a sfoderare un inaspettato, quanto criptico, didascalismo cinematografico.
L’ennesimo colpo di coda di un musicista eclettico che sa bene come e quando cambiare pelle e che se anche un domani dovesse svegliarsi con un’insolita voglia di musica tibetana nelle vene, be’, molto probabilmente saprebbe assecondarla con invidiabile mestiere e istrionica modernità.
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La recensione Cortina di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-11-17 09:00:00
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