Come un pugile dagli zigomi scavati: la combattiva new-wave della compilation PROUST
Scarni i movimenti, sempre quelli, sempre giusti, sempre e comunque rapidi e guizzanti come quelli di una mosca. Le cinque canzoni che compongono questa, inedita, compilation targata PROUST un po' si assomigliano tutte un po' si differenziano per piccoli, quasi impercettibili ma sostanziali, "scarti" e di sapore e di arrangiamento. Certo, dall'iniziale "Number3" alla finale "Les Doutes", il filo rosso che unisce le canzoni è netto, sostanziale verrebbe da dire: suoni affilati, nudi&puri, che non lasciano spazi alle ansie, alle tenerezze o, per dirla alla Proust senza caps lock, alle "intermittenze del cuore".
Eppure qua e là questa impenetrabile cortina pare avere qualche spiraglio ed è proprio lì, in quegli spazi solo apparetemente improvvisati e residuali, che l'orecchio dell'ascoltatore attento va quasi a rifugiarsi. Certi momenti più riflessivi di "HK" per esempio, la terza traccia, con improvvisi, e "benedetti", incursioni in una simil-stoner. Insomma una compilation non certo perfetta e ricca di plurimi stimoli ma che proprio nella sua (dis)continuità mostra il proprio tratto caratteristico e quello, francamente, più godibile.
---
La recensione PROUST di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-01-18 00:00:00
COMMENTI