“Dinosaurs and I”, un nome surreale come il loro mood: sorprendente, ironico, fresco e innovativo, l’album di esordio è un geniale esperimento visionario
Una scoperta sorprendente quella dei Dinosaurs and I, con un disco d’esordio dal titolo inconsueto ad accompagnare il loro già singolare nome d’arte.
“Aliens Stole My Lunchbox” è il primo lavoro discografico di questo duo bolognese che di Bologna porta con sé quanto basta: un’eredità boom bap, base solida ma ridotta all’osso, da stravolgere con l’elettronica imparentata con future bass e neosoul, per un effetto finale davvero sbalorditivo.
Il passo di Filippo Medici e Stefano Dozza, questi i nomi protagonisti del duo, è molto più lungo di quello necessario per fare, oggi, un semplice disco hip hop: il loro stile è volontariamente fuori dalla carreggiata, ancora più oltre le recenti influenze delle sonorità moderne, per creare qualcosa di imprevedibile, fresco e nuovo. Il prodotto finito si ottiene rimescolando le carte di quello che già si conosce, aggiungendo elementi apparentemente stridenti tra loro - rap, storytelling ed elettronica? Sì - e lanciandosi con leggerezza nella scrittura, una strada di sperimentazione estrema ancora poco battuta, ma che inizia a catturare l’attenzione e il gusto degli ascoltatori italiani.
È da qualche anno infatti che la ricerca di suoni nuovi ci ha fatto arrivare alle orecchie tanti artisti che hanno cambiato il modus operandi negli studi di registrazione, e che hanno sollevato un polverone creativo utile al cambiamento e alla ricerca musicale.
Mi vengono in mente, ascoltando questo gruppo, la “cattiveria” dei Run The Jewels e la genialità di Tyler, The Creator - con citazioni esplicite a quest’ultimo in brani come “€lon Mu$k”. Oserei poi rivedere un 20syl in “Nice Day @ The Park” e un Joey Bada$$ nella bonus track “€xtinction”, così come alcune cose belle che svelano tanta knowledge della club attuale in “$o Much Mon€y”, una hit alla Swizz Beatz.
Lo skit “Braces” così come l’”Outro” ricordano moltissimo gli sketch tra Eminem e il suo produttore Paul Rosenberg nello skit omonimo di “The Eminem Show”, a rinforzare quel clima tra ironia e grotesque che pervade il disco, già abbondante nei testi sofisticati e nei continui cambi di mood sonoro, quasi a voler prendere un po’ in giro e lasciarci piacevolmente spaesati durante l’ascolto.
Questo disco è un sincero omaggio alla cultura musicale internazionale più sperimentale, con l’obiettivo di portare anche nel nostro paese qualcosa di innovativo ma senza prendersi troppo sul serio, giocando sui toni del surreale sia nella composizione che nella scrittura. Un esordio eccellente che sinceramente fa venire l’acquolina in bocca nell’attesa del secondo album.
---
La recensione Aliens Stole My Lunchbox di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-01-26 09:00:00
COMMENTI (1)
Tutto vero