Cinemavolta Weekend 2005 - Rock, Pop, Indie

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Avevo lasciato i Cinemavolta all’ep omonimo smerciato sotto forma di demo fra gli addetti ai lavori nel 2001, anno in cui li vidi suonare al festival “Spazio Giovani” di Foggia rimandone favorevolmente impressionato per qualità delle composizioni e interpretazione vocale. Ciò grazie ad una band solidissima, capace di scrivere splendide canzoni pop e con una vocalist, Bianca Maria Sciarra, che faceva la differenza rispetto al resto del panorama.

Si trattava insomma di un progetto che all’epoca mi aveva lasciato di stucco e ci avrei scommesso che prima o poi qualche discografico avrebbe cominciato a lavorare con loro. Nel frattempo, però, i ragazzi perdevano il pezzo pregiato, la cantante, ripiegando anche sull’inglese e affidando le parti vocali al chitarrista - nonché ‘deus ex-machina’ - Max Tozzi. Avevo quindi avuto modo di ascoltare qualche provino del nuovo corso, dubitando non poco sulla buona riuscita dell’operazione, soprattutto per la scarsa incisività della voce di Max. Finché non vengo a conoscenza dell’interessamento di Max Casacci, il che mi fa pensare che finalmente qualche ingranaggio ha ricominciato a funzionare.

Ecco quindi questo “Weekend”, disco in cui si torna nuovamente alla lingua madre e dove Max dimostra di aver lavorato molto sulla voce. Per fortuna anche le canzoni si mantengono ai livelli che conoscevo e mi aspettavo, grazie anche ad una produzione accorta che valorizza un’opera centrata su temi pop di matrice estera. In realtà sono le musiche a guardare oltreconfine, perché il cantato ricorda molto Paolo Benvegnù (e in fondo gli accostamenti con gli Scisma non derivano esclusivamente dalla collocazione geografica delle due band, entrambe bresciane). A differenza, però, degli autori di “Rosemary plexiglas”, i quattro di Montichiari spingono spesso l’acceleratore su arrangiamenti farciti di ibrida elettronica che tanto ricordano quei Soulwax di “Much against everyone's advice” più che di “Any minute now” - per i quali i Cinemavolta hanno sempre palesato ammirazione incondizionata. Non a caso il trittico iniziale, in modo particolare il singolo “Uomo contorto” (con un ritornello killer sbanca playlist), evidenzia questa inclinazione; più in generale, comunque, sono proprio i brani con queste caratteristiche a lasciare il segno, tanto che potreste ritrovarvi a fischiettare alcuni di questi (a me è capitato con “Huxley, Kesey e Leary”).

Nei frangenti, più riflessivi, ovvero la parte centrale dell’album, emergono invece interessanti sfumature acustiche in cui il quartetto rivela invidiabili qualità ma forse non al livello delle aspettative. C’è infatti qualcosa da perfezionare, probabilmente mettere a punto la voce, ma il resto funziona a meraviglia.

Ciò non toglie che “Weekend” scorre, dopo i primi dubbiosi ascolti, meglio di quanto ci aspettassimo. Un ottimo risultato per un prodotto che ha tutte le carte in regola per non sfigurare di fronte a produzioni mainstream più blasonate e che sicuramente dal vivo non deluderà quanto presentato nelle 11 tracce del cd.

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La recensione Weekend di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-06-01 00:00:00

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