Non capisco, ma è una parodia? In apertura di questo esordio omonimo i Cherry Stone, ex Kevlar HC, fanno palesemente e pesantemente il verso (omaggio?) a Limp Bizkit e Cypress Hill (nei due brani “Movin’” e “Insane in the brain”), e poi infilano un brano in italiano come “Clone”, dove la band critica chi è capace solo di imitare. Ma scherziamo? Non si ha mai una seconda chance di fare una prima impressione.
È questo in sostanza il limite insormontabile di questo disco, peraltro molto curato in quanto a produzione e presentazione. È una fotocopia superflua, per di più in ritardo di quasi una decade. Le capacità tecniche del gruppo ci sono tutte, anche grazie ad un’attività che dura da quasi un decennio, ma le idee sostanzialmente non esistono. Anche i brani originali si dimostrano poco incisivi, nonostante il sound curato, riuscendo forse ad alzarsi oltre la soglia dell’attenzione quando rientra dalla finestra un po’ di HC (“Funny how”).
Ho sempre sostenuto che l’originalità non fosse un requisito essenziale per il successo ed il gradimento di una band, e ne sono ancora convinto, ma i Cherry Stone non hanno abbastanza pregi da porre sull’altro piatto della bilancia. Se avete assoluta, e ribadisco assoluta, necessità di avere un clone dei dischi crossover che fecero la vostra adolescenza sei anni fa, allora fate un pensiero a questo esordio, altrimenti statene alla larga.
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La recensione Cherry Stone di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-04-11 00:00:00
COMMENTI (1)
Big up cherry stone..
Grande musica..
Andrea LP tu non capisci molte cose!!
mi spiace..