Lo aveva anticipato un brano nel disco d'esordio ("Happy New Age"), lo conferma la confezione cartonata, un'"italianissima" scatola da pizza, con tanto di pizza-cd e tovagliolo-booklet: i Perturbazione sono passati alla lingua di Dante. La scelta non è dettata, come potrebbero pensare i maligni, dalla ricerca del facile successo, lo dimostrano i testi, semplici ma assolutamente non banali, ma, supponiamo (e l'ascolto conferma), dal bisogno di proseguire lungo la propria strada con determinazione e curiosità. Per nostra fortuna, c'è ancora chi riesce a parlare in italiano di sentimenti senza affidarsi alla clonazione assistita dell'industria discografica (in grado di sfornare ormai svariati Nek al mese), e c'è chi, come la piccola e coraggiosa Beware Records (ex On-Off) investe artigianalmente nella qualità. I 20 minuti del cd partono in quarta con "Lontano da qui", ispirata ad un testo di Tahar Ben Jelloun sulle vittime dei bombardamenti (di bruciante attualità, visti gli sviluppi della crisi irachena): all'elegante impasto di pop cameristico e folk si aggiunge la chitarra rumorosa del nuovo acquisto Cristiano Lo Mele. La prova vocale è all'altezza dell'esordio in inglese, lo dimostrano le oblique linee melodiche di "La corda di vetro" ed il falsetto di "Domenica interno notte". I conti con la lingua inglese, poi, non sono ancora saldati, ecco quindi la splendida "Fake B-Movie Star", immaginario punto d'incontro tra Simon & Garfunkel e Belle And Sebastian: un organo lontano, gli arpeggi di una chitarra acustica e le rullate sommesse di batteria fanno da sottofondo al magnetismo del canto. Il sestetto di Rivoli, cintura torinese, inizia a mietere il raccolto della semina '98 (secondo posto al "Premio Fuori dal Mucchio"); il '99 è appena iniziato, tutto fa pensare che sarà una buona annata.
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La recensione 36 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-01-28 00:00:00
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