I paladini del nomadismo intellettuale propongono, nel loro disco d’esordio, una fusione tra genere di matrice popolare, in un misto di ska, raggae, blues, latino, tzigana e altre musiche popolari geograficamente più o meno vicine. Nascono nell’autunno del 1999, come conseguenza spontanea dell’incontro tra musici amici di varia espressione che condividono la medesima frequentazione del C.S.A. Intifada di Ponte a Elsa (Empoli). L’idea di fondo è quella di creare una band di cover latinoamericane, devota alla filosofia gitana di libertà, divertimento e impegno, per un sound creato per divertirsi, ballare, ma anche riflettere e sognare: un “rock gitano” ispirato dalla forza perenne dell’utopia. Dalle prime canzoni in spagnolo, come quella “Tamales de Chipil” nasce il nome del gruppo: un inno alle tradizioni e alla passione per il sud-America, unito alla vocazione di incontro fra razze e culture diverse. Il Tamales è infatti – nella cucina messicana – un impasto di mais cotto a vapore in una foglia di banano, mentre il chipil è la spezia che lo insaporisce. Centinaia di concerti, aperture illustri, fra le quali Manu Chao, fino alla produzione di questo disco. Un disco che è veramente impossibile da definire: una festa continua, una babele di lingue, una tavolozza piena di colori, un ritmo travolgente, una patchanka di melodie per un inno alla gioia. Una lotta pacifica in parole e musica, una danza propiziatrice per la libertà ed i valori, e contro l'indifferenza e la superficialita'. Dedjeridoo, fiati, percussioni e chitarre amalgamate dalla voglia di vivere. Il logo della copertina di Biandilò e Chavò è il simbolo dei gitani nel mondo; niente di piu' azzeccato per Les Negress Vertess della Toscana.
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La recensione Biandilò o chavò di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-04-13 00:00:00
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