Quando vince il compromesso del punk rock e riesca andare controcorrente
A debita distanza dagli odierni canoni hardcore, “Laps” sembra attingere dal medesimo ceppo che congiunge l’ep "Black Supplì" all’alternative rock americano di "The Colour and the Shape" (Foo Fighters), vero debitore dell’underground punk e hard rock anni ‘80. Il neanche troppo velato stampo di trovate nirvaniane che affiorano in “The Colors Deniers Club”, voltano verso melodie decisamente più west coast nella traccia omonima di “Black Supplì”, il pezzo più facile ma al contempo più rappresentativo dei Cayman the Animal.
Non a caso è “Here Comes the End part III” che raggiunge il risultato migliore, catturando nella fulgidità del brano la vera essenza del tema proposto, grazie alle divagazioni più eclettiche dell’hardcore, calcando in giusta misura frammenti di Buttlehole Surfers e Fugazi.
Un discorso che non può fare a meno delle aspirazioni del gruppo, forse meno ambiziose ma più concrete, per un sound non completamente dettato dagli schemi commerciali, ma neanche così dedito a forti stravolgimenti, portando per l’uptempo di “Camusflage”, quell'elemento punk che ancora mancava alla completezza del lavoro dei Cayman the Animal. Quasi inaspettatamente "Black Supplì" volge al termine senza alcun intoppo, grazie al lavoro apprezzabile e credibile che la band romana/perugina ha saputo creare, a dispetto di un genere logorato e abusato dall'industria musicale nel corso degli anni successivi all'exploit del grunge.
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La recensione Black Supplì di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-08-27 09:00:00
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