Il Faro26 è un cantautore libero come il suo lavoro, "Libera", diviso in due parti e ricco di influenze e contaminazioni vintage puramente italiane
Il Faro26, all’anagrafe Aldo Dominici, è un artista poliedrico, originale e con una voce molto caratteristica, acuta, levigata e sofferta. “Libera” è un lavoro diviso in due parti, di cui il “Vol.1” è uscito lo scorso maggio e il “Vol.2” invece è stato pubblicato lo scorso agosto ma, andando per ordine, parleremo qui della prima parte.
Quello che più stride di questo lavoro è il fatto che sia stato concepito nel 2018 mentre sarebbe stato quasi scontato trovarlo nei negozi di dischi (magari con qualche singolo in classifica) nel 1978, ma forse perché siamo abituati ai suoni vintage d’Oltremanica o d’Oltreoceano e abbiamo dimenticato quello che invece avveniva in Italia nella stessa epoca. A dispetto di questa esterofilia sonora da cui siamo circondati, Il Faro26 sembra volerci ricordare che, benché con il tipico sentimentalismo melodico italiano, anche nel Belpaese avvenivano cose interessanti. Il Faro26 ha insomma respirato a pieni polmoni l’aria dei cantautori italiani degli anni 70, assimilando soprattutto quelli un po’ più “di nicchia” (Gianni Bella, Pupo, Sandro Giacobbe…) e li ha (volontariamente o involontariamente) espirati tramite le sue canzoni, che seguono lo stile del passato ma lo rileggono attraverso le sue personali emozioni.
L’etichetta di “indie” utilizzata dall’artista per descriversi, non fa quindi riferimento al genere musicale a cui abitualmente si associa il termine, ma va a recuperarne l’origine: Il Faro26 infatti è decisamente “indie” nel senso stretto di “indipendente”, perché ha composto tutti i brani, suonato tutti gli strumenti del disco, registrato tutto da sé e distribuisce il disco esclusivamente sul web o durante i suoi concerti, senza avvalersi di etichette, uffici stampa, booking e management. Questa è l’unica concessione che questo lavoro fa alla modernità, poiché negli anni 70 una cosa del genere non era ipotizzabile, invece Il Faro26 riesce a farlo ottenendo anche risultati di tutto rispetto.
Sebbene, insomma, il disco sia dedicato soprattutto ad un pubblico di nostalgici “over-anta”, la capacità di Il Faro26 di scrivere ballate strappalacrime (“In quella casa rossa”) e pezzi più rock (“Ecco perché”) ma anche brani con ricche orchestrazioni (ad esempio quelle di “Grèta o Gréta”) e arrangiamenti complessi (come in “(ar)Resta il mio canto”, che fonde il classico pop sanremese con un inaspettato sviluppo lirico-teatrale nel mezzo) mostra un artista talentuoso e dalla grande sensibilità, che, pur non seguendo le mode del momento, dà vita ad un lavoro coraggioso e coerente.
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La recensione LIBERA vol.1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-04-13 12:19:00
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