Altre Terre ed altri Mondi tra le Costellazioni: la musica elettronica di Davide Tomat e gli ottoni di Gianluca Petrella sono i protagonisti che compongono l’album “KEPLER”.
Lanciare un satellite puntando prima l’obiettivo sulla Terra, sollevandosi dal lembo di sabbia desertica attorno al Lago Rosa situato a nord di Dakar per poi stazionarsi in orbita extraterrestre per almeno dieci anni. L’obiettivo è la nascita della missione chiamata Kepler tutta rivolta alla ricerca e conferma dell’esistenza di pianeti simili alla Terra stessa nella nostra galassia.
Artwork e titolo della collaborazione tra Davide Tomat e Gianluca Petrella possono dar vita ad un antefatto del genere. Musicalmente, l’Odissea nello Spazio dei due artisti prende forma in “KEPLER”, album dal sound ambient drone ma anche space elettro insieme, versatile ed assimilabile come ad una colonna sonora per film fantascientifico che per un documentario trattante il limite sulla conoscenza di mondi extraterrestri.
“KEPLER” è un agglomerato di otto tracce ognuna dedicata ad un pianeta extrasolare già scoperto. Ciascuna di queste racchiude, artisticamente, le abilità nella manipolazione dei suoni tramite software dei due musicisti, dell’utilizzo del synth oppure di effettistica tra il tribale e l’ancestrale. Allo stesso tempo il beat risulta a volte acido ed in controtempo, la campionatura della drum machine può apparire di natura robotica, mentre la tromba, strumento per il quale Gianluca Petrella è conosciuto esserne un maestro, è uno degli strumenti protagonisti dell'album ed arrangiato in chiave jazz.
“Wolf 1061 C”, pianeta distante solo 14 anni luce dalla Terra, “K2 72 E” piccolissimo ma verosimilmente super ospitale per la vita situato nella Costellazione dell’Acquario sono le prime due tracce di “KEPLER” seguite poi dal famigerato pianeta “Proxima Centauri B” il più vicino che sia mai stato avvistato alla Terra. L’efficacia compositiva di Davide Tomat davanti al laptop, in quest’ultimo pezzo, si fonde inesorabilmente all’atmosfera leggiadra della tromba di Petrella. Ne conseguono tre minuti e cinquantatré secondi di melodia ancestrale e descrittiva di un mondo che non immaginavamo potesse esistere così soavemente magnifico.
Terminata la traccia, la tromba stessa continua ad accompagnare la successiva “Trappist 1 E” tramite accordi extra sincopati ed echeggianti. Si tratta del giusto affiancamento all’acidità nel groove adesso velocizzato che il disco prende nell’incontro con questo pianeta dalle dimensioni quasi simili al nostro e con un moto sincrono che probabilmente gli fanno rivolgere sempre la stessa faccia verso la nana rossa attorno alla quale ruota. Si potrebbe così venire a creare un mondo per metà caldo e illuminato e forse, per l’altra metà, congelato. La stessa contrapposizione è infatti riscontrabile nella traccia: groove accelerato in apertura per una chiusura jazz lounge in conclusione.
Il salto successivo è poi verso un altro astro posto nella fascia abitabile della propria stella: si tratta di “HD 40307 G” localizzato nella Costellazione del Pittore. L’atmosfera del pianeta è descritta tramite l’utilizzo del trombone che accompagna in maniera siderale l’elettronica freddissima, come poi è la temperatura stimata della sua atmosfera intorno ai 6°C. La situazione cambia invece nella successiva tappa presso il pianeta “Gliese 667 CC”. Qui l’incipit del pezzo è tra i passi più rallegranti nella melodia elettronica di tutto “KEPLER” il che si sposa bene con la scoperta per la quale questo pianeta abbia una temperatura media tra le più simili alla Terra mai scoperte, questa volta intorno ai 13°C.
Lo stesso non si potrà dire ascoltando in successione la musica riproposta in “Tau Ceti E”. Il beat qui campionato tra il rumorismo e l’atonale, senza una particolare metrica seguita, è la giusta descrizione di come l’elevato effetto serra e la spinta attività tettonica e vulcanica di questa super Terra renda la vita ostica all’interno della sua atmosfera.
La conclusione di “KEPLER” non poteva non essere dedicata ad uno dei pianeti extrasolari che più di tutti hanno reso celebre questo telescopio e la sua missione. In “Kepler 186 F” si spendono ancora oggi tantissime energie in termini di studi e ricerche data la difficoltà nel poter approcciarsi ancora verso questa simil Terra distante 500 anni luce. Il mistero che questo mondo porta con sè è la giusta conclusione asettica, tra l’astrale ed il celeste, tra l’ambient ed il chillout, che Tomat e Petrella hanno saputo raccontare in questo primo lavoro insieme.
Si spera allora che quel telescopio riesca di nuovo a puntare il Lago Rosa e a riportarsi sul nostro suolo perché è da lì che desideriamo ripartire con Tomat Petrella per una nuova esperienza fuori dal comune.
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La recensione KEPLER di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-10-25 09:00:00
COMMENTI (1)
Sarò gentilissimo, Gianluca Petrella suona il Trombone, non la Tromba.
Son due cose diverse.