Forse siamo pazzi o forse incoscienti o semplicemente coraggiosi: ma "The Golden Dwarf", alla fine, a noi è piaciuto un botto
"The Golden Dwarf", titolo che parrebbe essere quello di un albo di Hellboy, dei Satori Junk ci è piaciuto e ci piaciuto pure tanto e in modo irragionevole. Già perché non si può certo definire un lavoro perfetto quello della band lombarda anche se, e forse proprio per questo, alla lunga distanza convince. Occorre dire subito come se non vi piace il fuzz e le atmosfere che si prendono tutto il tempo del mondo prima di esplodere o anche solo di evolvere, questo non è proprio l'album che fa per voi. Eppure, andando più a fondo e scrutando oltre la nebbia "primigenia" che ha visto nascere la band, si scopre un coacervo di musiche e di suoni molto interessante, ben realizzati e anche registrati con una buona qualità.
Ad esempio "Death Dog", quinta traccia e forse la canzone "più immediata" dell'intero disco, potrebbe essere presa come manifesto di "The Golden Dwarf". C'è tanta forza, tanta possanza in questa traccia, che dimostra come i lombardi sappiano sicuramente suonare "bene" anche se, e così in tutto il resto dell'album, vengono a mancare proprio a livello di idee originale. Eppure quello che fanno lo fanno bene e occorre concedergli l'onore delle armi. Ecco perché, in ultima analisi, "The Golden Dwarf" ci piace: perché ci dà l'impressione che i Satori Junk amino esattamente la musica che hanno fatto. E, al giorno d'oggi, avere almeno un'idea una precisa, è già qualcosa di molto ma molto importante no?
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La recensione The Golden Dwarf di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-25 08:37:21
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