Last Souls Inner voices 2005 - Metal

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Metal all’estrema potenza. Vecchio stampo però. Non per i miei gusti insomma e piuttosto prevedibile poi. Potrei menzionare i Morbid Angel ma anche i Cradle of Filth, per trovare qualche leggera somiglianza, forse perché ci sento io qualcosa di loro ma non sarei per niente esplicativa, non riuscirei comunque a spiegarvi bene la loro musica. I Last Souls si definiscono autori di un estreme progressive metal. L’impronta progressive si sente parecchio. “The martyr” è un brano piuttosto ripetitivo e piatto che assume nuove sembianze quando la voce passa dal grind isterico ed accentuato ad una melodia lineare, per poi tornare chiassoso ma troppo esasperato e snervante e soprattutto poco originale. Sarà anche il fatto che i brani sono piuttosto lunghi, media sette minuti ciascuno. Il secondo pezzo “We will rise” impressiona, invece, diversamente. Chitarra e basso macinano un metal pesante e si fondono in maniera armoniosa e a volte trovano l’idillio. Carino l’accenno chitarristico di “Profondo rosso”, in versione metal. “Voices”, è uno speed metal, intessuto di preziosi assoli di chitarra e di un basso baldanzoso. Strumenti che si rincorrono a vicenda, fino a trovare la calma che placa la furia sonora per un minuto, poi l’impeto risale con forza e la voce si trasforma nuovamente, passando da momenti trash ad altri più tenui. Il ritmo avanza di nuovo incontrollato. Potrei dire anche bravi a questi giovani lametini se non fosse che li trovo troppo vecchi e superati.

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La recensione Inner voices di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-12-31 00:00:00

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