Rive dell'Adda elettrificate. Altro che tabula rasa. I Punch Line. Quartetto di baldi giovinastri con i piedi conficcati nel fango fluviale e la testa (e i sogni) a spasso tra il cemento nevrotizzato newyorkese. Producono questo 45 giri (oh, adorabili nostalgici!) con 2 brani caricati al tritolo. Non spettava a me , lato A e Niente che non va, lato B. Suonano qualcosa che si può chiaramente definire hardcore, certo “velato” da echi noiseggianti e furori punk (che l'averlo ascoltato per anni chiusi nella propria cameretta te lo porti per sempre addosso). Anche se poi, a ben vedere, non ti viene nemmeno voglia di definire “cosa” suonano i Punch Line, perché l'attenzione cade subito sul “come” lo suonano. Che questi ragazzi sono davvero bravi, credetemi. I cambi di tempo, le linee melodiche e i rumorismi che si intrecciano continuamente con calibrata veemenza non possono che strappare l'applauso anche agli ascoltatori più esigenti dal punto di vista tecnico. Sentitevi i numeri da circo che fa Dario alla batteria per convincervi! Il suono dei Punch Line è compatto. Granitico. Veloce. Senza appigli. Forse le parole di Andrea si perdono un po' troppo nella colata di cemento elettrificata. Quasi che la voce non fosse altro che uno strumento in più e non portatore di messaggio (se poi questo messaggio ci deve per forza essere…). Forse è inevitabile (e scusatemi se mi ripeto). Ma con una batteria così, anche il cantante passa inevitabilmente in secondo piano. Quindi non so nemmeno se stare qui a consigliarvi di valorizzare un po' di più la voce o no (per lo meno nelle registrazioni in studio)…di certo dal vivo punterei sull'impatto frontale. Ma questo (se registrate un disco così) di certo lo fate già. Continuate così, duri e puri. Che New York può benissimo star la ad aspettare.
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La recensione non spettava a me (45 GIRI) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-02-27 00:00:00
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