Odette Di Maio, lontana dai Soon e dagli anni ’90.
Lontani i tempi dei Soon. Lontani i ’90, quando i tour non finivano mai, gli anni del successo, dei videoclip in rotazione in tv e dei singoli programmati in radio, di quando c’erano i concerti degli Skunk Anansie da aprire. Nonostante baracca e burattini siano stati smontati da un bel pezzo (da circa un ventennio: come passa il tempo...), Odette Di Maio, che dei Soon è stata anima e cuore pulsante, non è rimasta ferma un solo attimo. Esperienze nel lontano Singapore, poi un bel tot di collaborazioni fino all’incontro con il musicista belga Jan De Block, con il quale ha avuto il tempo di formare anche un duo, i Miss O.
Con l’apporto dello stesso De Block, Odette Di Maio ha dato vita al suo primo disco da solista, “Infinity pool”. Un titolo che si impossessa del nome di una piscina situata in qualche parte nell’isola di Bali, presa a prestito non solo per scattare le foto destinate alla copertina ma per evocare il brodo primordiale, e con esso una serie di grattacapi esistenziali, da sempre senza uno straccio di risposta: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo? Sin qui la metafora, ben riflessa nelle connessioni emotive evocate dai testi. Distribuiti all’interno di sei pezzi che girano attorno a un pop minimalista e crepuscolare, percorso da arpeggi di chitarra acustica, da qualche necessaria pulsione elettrica, da un accenno di elettronica gentile, dalla tromba di Luc Van Lieshout, già con i Tuxedomoon. Odette Di Maio colora i venti minuti scarsi del dell’album con una vocalità onirica, avvolgente, delicata ma al tempo stesso energica e risoluta (la cover di “Circle”, di Edie Brickell, è lì a dimostrarlo), in grado di spostare il viaggio sino ai confini del dream pop (“Past and future”). Un lavoro delicato e adorabile. Sì, si può uscire vivi dagli anni ’90.
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La recensione Infinity Pool di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-17 22:15:00
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