"Prove di volo” è un lavoro curato nel dettaglio, un album che recupera il rock alternativo à la Marlene Kuntz con un’analisi introspettiva lucida e a tratti universale, alla Jeff Buckley.
L’uomo sogna da sempre di volare. Dedalo e lo sfortunato Icaro prima, gli studi di Leonardo poi fino alle prime prove di volo dei fratelli Wright all’alba del XX secolo. Si, volare come massima aspirazione, come liberazione da vincoli e catene, avvicinamento all’eterno. Volare come espressione di massima libertà. Cosa c’entra tutto questo con noi? C’entra che i Quindi, formazione torinese attiva dal 2012 che ha debuttato, un lustro fa, con “Esistenzialisti per gioco” fa le sue prime “Prove di volo” e, ad essere onesti, le fa davvero bene. Proprio come dicevamo poc’anzi, in assoluta libertà, i Quindi ci impacchettano, in poco più di 35 minuti, un disco chitarroso, corrosivo, à la Marlene Kuntz, con spuzzi di Giorgio Canali e una notevole componente melodica che rende il tutto più leggero e immediato. Ma intendiamoci bene, leggero in termini di fruizione perché il disco è anche tremendamente ispirato nei testi come dimostra la traccia d’apertura, “Sapersi fermare” (“Per arrivare bisogna sapersi fermare” tenetelo a mente tutti! ),”Vite a metà” “Stretto a te” e il brano che sigilla l’album, “Vento di potere”. La belligerante “Solitudini” ci introduce, invece, alla seguente, “Indelebile”, probabilmente la vera chicca dell’album, impreziosita dalla presenza degli archi nel refrain. “Occhi fissi”, invece, è il pezzo più pop mentre, Gusto amaro”, nell’intro, ci ricorda da molto vicino “Unthought Known” dei Pearl Jam.
Un lavoro davvero notevole quello quartetto torinese. Tutto è perfettamente curato nel dettaglio, persino gli arrangiamenti che, nonostante tutto, non risultano mai pomposi e stucchevoli. Ogni cosa è al posto giusto e contribuisce a rendere l’album davvero compatto ed organico. La scrittura, poi, come già detto in precedenza, è particolarmente illuminata. C’è un’introspezione lucida, cosmica pronta a porci dubbi e questioni di primaria importanza come il sentirsi di passaggio o l’affrontare le perdite ed è meraviglioso come i testi si incollino a meraviglia qui con le spigolosità delle chitarre, lì con la dolcezza delle melodie. I Quindi non hanno bisogno di prove di volo, hanno dimostrato, ampiamente, di saper “volare”. Quel che conta, adesso, è continuare a volare con consapevolezza e coscienza, proprio come fece Dedalo e non di certo Icaro. Perché l’ebbrezza del volo è accecante, pericolosa e scioglie le ali troppo in fretta.
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La recensione Prove di volo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-06-30 21:24:38
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