Con Anton e il suo album "Le mura del sonno", ci siamo fermati nel tempo. Un ritorno che guarda tutto al passato, dai ritmi solenni di nenie e poesie
Con Anton e il suo album "Le mura del sonno", ci siamo fermati nel tempo. Un ritorno che guarda tutto al passato, dai ritmi solenni di nenie e poesie.
Quindici storie a puntate, sogni ricorrenti scolpiti nei libri, memoriali del sonno, pensieri distesi, epitaffi di pregio, istanti e intenti, voce e chitarra, Anton elogia il cantautorato vecchio stile attraverso le sue rime.
Un lungo album dalle strofe poetiche e dai rimandi dei grandi della storia della musica italiana, un progetto d'altri tempi, ben identificato, con la coscienza di chi sa cosa sta facendo. Per certi aspetti "Le mura del sonno" appare anacronistico in un panorama musicale in cui il cantautorato è ormai 2.0, Anton torna alle origini della melodia, donando maggiore rilievo alle parole che dice.
Un album maturo, voce profonda che scaglia parole sospese. "Le mura del sonno" è un disco ricercato, ben radicato nella tradizione, dove appaiono lampi di attualità nella scelta musicale, specialmente nella seconda parte dell'album con i brani: "La statua tramutata" e "La vesta di Venere". Sound quasi ipnotico, cadenzato, giri ossessivi che si intrecciano al testo.
Il cantuatore crea un compendio di ballate, non sempre di facile lettura. "Le mura del sonno" è fuori dal coro, una nota positiva che non può fare altro che piacere.
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La recensione Le mura del sonno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-10-22 11:52:42
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