Concept ultra-contemporaneo, sound internazionale, universo speciale: non sembrano italiani
Hanno un concept ultra-contemporaneo, sperimentano un sound internazionale, creano un universo speciale e non sembrano italiani. Le sonorità "elettro-ibride" degli Yoy nascono dall'unione chimica di chitarre, voci e cori, batterie acustiche ed elettroniche, basso e contrabbasso, piano elettrico, sintetizzatori e clavinet. I brani, attraversati da ritmiche, climax, sospensioni e catarsi, richiamano mondi diversi sfiorando il gospel in Dyrn, il rap in Twelve, il pop più melodico in Believe, l'r'n'b in Blue Monday ed Evil, il soul in Crime, il trip hop in Reset, l'elettronica dance in Y, le ballata eteree in Unknown e The Park.
In questo album che si intitola semplicemente Yoy, proprio come il progetto, il trio di Modena (Lorenzo Borgatti, Massimo Borghi e Filippo Volpin) ha realizzato tutti e dieci i brani rigorosamente in inglese: nell'augurio che questi tre artisti possano invadere e conquistare l'estero facendosi ascoltare anche su Marte, resterebbe lo sfizio di ascoltare una loro produzione in lingua italiana, così tanto per vedere - di nascosto o alla luce del sole - l'effetto che fa. E nel panorama nostrano, secondo i migliori bookmakers, l'effetto potrebbe raggiungere quotazioni stellari, per originalità e creatività artistica.
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La recensione YOY di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-01-21 19:54:05
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