Ensemble di musicisti internazionali per questo album stellare tra contaminazioni acid jazz, alt rock, pop, elettronica.
Ensemble di musicisti internazionali, per questo album stellare tra contaminazioni acid jazz, alt rock, pop, elettroniche. Dopo una serie di incontri in giro per il mondo Isaac de Martin, in arte Ike, approda in studio e fa il punto della situazione: “Construction site” emerge dalle acque di un lungo fiume multiforme, al via di chitarre, linee di basso sostanziose, fiati, archi, sintetizzatori. Ma ciò che sprigiona fascino indiscusso è dato dalle melodie vocali: un flusso sinuoso di stili a rappresentare i volti poliedrici del sentire umano. Le nove tracce dell’album giungono ad un interessante equilibrio di improvvisazione, sperimentazione, effetti e riverberi in cui le voci legano il tutto ad un mondo visionario, multietnico.
Celebrazione di una ri(trovata) luminosità è “Flughafen love”. La voce di Karla Stereochemistry, dalla Serbia, è sintomo di risveglio dopo un rigido inverno interiore. Con la stessa luce delle estati nordiche, “Auburn June” ci accompagna in un percorso strumentale alla ricerca della felicità. “Plastikpoon”, attraverso uno stile algido e malinconico, sviluppa un suono gentile e centrato. Di sapore Royksoop, la successiva “Das birke”: dimostrazione che si tende a girare intorno alla stessa formula ma con superba maestria. Eterea, viva, pulsante è “A ballad to ms Forest”, cantata da Mabbasta Voodo, in cui il registro melodico si fa più evocativo e liberatorio, quasi pensato per anime sole. Polverizzate influenze etno-world approdano in “Balchik garten”: un paesaggio desertico, nomade, dove lo spettro sonoro cresce, accresce, si espande e si ritira come un miraggio. Il territorio musicale dell’album è condensato nei semi di “Seed ‘n flowers”, con garbo acustico, suggestioni ambient, a riassumere la storia di un mondo nuovo, rigenerato; mentre lo spettro di un doloroso congedo, in vista di un nuovo benvenuto, è “The journey into the welcome”: galassie distanti in un unico universo.
Il ritmo è pulsante, gli effetti amplificano, i fiati armonizzano, gli archi rincarano, l’elettronica spinge, le voci sollevano: “Construction site” fa centro e ci rende felici cittadini del mondo.
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La recensione Construction Site di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-06-27 11:20:56
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