Nell’oscurità della dark wave i Les Manovelles cercano di portare “Ampie schiarite”, tramite un disco d’altri tempi che però parla di questi tempi
Un declamar di versi nebulosi su basi che fondono elettronica e rock in chiave anni ’80, con gli inevitabili fantasmi dei CCCP e dei Diaframma che attraversano talvolta le crepe nei muri sonori di cartongesso. Queste sono in estrema sintesi le “Ampie schiarite” dei Les Manovelles che, più che “schiarite” in senso di raggi solari che si fanno spazio tra le nuvole, sembrano piuttosto illuminazioni artificiali o passeggere, come quelle dei semafori nel buio di una notte piovosa o quelle scaturite dall’esplosione di fulmine nella nebbia o magari dal passaggio di un treno lungo le campagne notturne.
In questo immaginario oscuro si collocano le nove canzoni di questo primo lavoro sulla lunga distanza della band veneta, che fa propri gli schemi più classici della new wave di 3 o 4 decenni fa, rinfrescandoli nei suoni.
Le trame di chitarre e synth elettronici si fondono tra loro in spirali lineari, mettendosi in evidenza a vicenda e completandosi con una sezione ritmica mai invasiva, forgiando in questo modo basi ipnotiche e al tempo stesso impalpabili proprio come ectoplasmi sonori. Più in evidenza, invece, è la voce, che, come si diceva all’inizio, preferisce declamare i suoi versi più che cantarli, prediligendo melodie semplici o schiacciando ogni intento melodico sotto la gravità delle parole, come nello spoken finale di “Minimo tributo”.
Un disco d’altri tempi che – a ben vedere – parla di questi tempi.
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La recensione Ampie Schiarite di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-07-16 17:12:56
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