I Tankshell si presentano al mondo con una scaletta di mitraglianti pezzi intrisi di rabbia, distorsioni ringhiose e ritmiche irascibili
Le macchine da guerra che rispondono al nome di Tankshell si presentano al mondo della musica con una serratissima scaletta di mitraglianti pezzi intrisi di rabbia, distorsioni ringhiose e ritmiche irascibili. “E.W.A. ”, il nome del primo lavoro sulla lunga distanza, sembra infatti aver assorbito in pieno le nubi tossiche fumate dall’ILVA e dopo esser stata geneticamente modificata da quei veleni infami decide di vendicarsi distruggendo tutto con la sua furia devastante.
Undici le tracce di questo lavoro, che cogliendo influenze soprattutto di matrice thrash e prog metal arricchite di derivazioni djent, danno vita a questo mostro famelico a tre teste e otto braccia chiamato “E.W.A.”, un album che per sonorità si avvicina alle produzioni scandinave pur nascendo nella ben più calda e soleggiata Puglia. Le “tre teste” sono “Antares”, “Voidian” e “Komanche”, i pezzi meglio delineati dell’intero combo, che dànno un’identità alla band. Gli altri pezzi sono le otto braccia che assestano i muscolosi colpi laddove le tre teste hanno indicato, aprendo un varco di distruzione lungo il cammino.
I Tankshell sono eccellenti musicisti e le loro composizioni non lesinano frasi strumentali, stacchi ed episodi virtuosi, soprattutto generati da chitarre affilatissime che si inseriscono con precisione maniacale nel magma sonoro incandescente sputato fuori da una vulcanica sezione ritmica. Su questo ambiente strumentale violento e tossico (che trova occasione di mettersi bene in evidenza soprattutto in “Impact”, pezzo interamente strumentale) la voce trova facile appoggio con le sue ringhiate growl tormentate e demoniache.
Brutalità e sonorità estreme sono il pane quotidiano di questa band tarantina che porta valangate di pugni dritti nello stomaco e ben assestati.
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La recensione E.W.A. di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-09-18 10:53:58
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