Morose, poche parole e lunghe parti strumentali: se ne fregano del mercato e degli schemi contemporanei
I Morose se ne fregano del mercato: "Sopra il tetto sotto terra" è un album di ballate cantautorali con poche parole e lunghe parti strumentali. Per la precisione si tratta di nove ballate abbastanza classiche che, nel complesso, risultano molto omogenee: hanno tutte tinte noir e sono attraversate da suoni di chitarre, mellotron, farfisa, violoncello, harmonium, zither, balalaika, clarinetto, suling, piano e percussioni.
I Morose non ambiscono a essere diretti e incidono brani parecchio lunghi ma, anche mettendosi nella completa predisposizione d'animo all'ascolto, questa scelta fa nascere dei dubbi: la parte strumentali sono tutte assolutamente giustificate? Le ripetizioni dei versi e le "diluizioni" musicali aumentano o riducono l'efficacia dei pezzi?
Le parole dei brani sono evocative e potenzialmente poetiche ma la loro bellezza rischia di perdersi nella lentezza: trattandosi di testi per canzoni, potrebbero trovare una loro valorizzazione in un ritmo e in un'orecchiabilità maggiori. Ad esempio, se si leggono le parole - ironiche e persino quasi allegre - di "Trallallero" come fossero una poesia o una "filastrocca", si percepisce subito una forte musicalità che nel brano però si "allunga", si smarrisce e addirittura "spegne" il sarcasmo del testo.
Per chiarire il discorso: Fabrizio De André era un poeta, spesso ermetico, ma sapeva cantare le parole con linee melodiche che in molti casi restano in testa al primo ascolto. Anzi, forse la bravura del cantautore sta proprio in questo: trovare il modo più "orecchiabile" per trasmetterti un'emozione, per raccontarti una storia, per lasciarti un messaggio.
Per capire il disco del duo ligure, quindi, bisogna essere dell'umore giusto e apprezzare il genere, che è completamente decontestualizzato dal panorama contemporaneo tutto ritmo e raffiche di parole. Perché, come dicevamo, i Morose se ne fregano del mercato: è lecito, è giusto ed è apprezzabilissimo, se il risultato finale non sacrifica l'ascoltabilità complessiva.
Sono solo in due e hanno già dimostrato di avere un'identità, un immaginario e grandi capacità: se non sono dei kamikaze, con i progetti futuri i Morose potranno arrivare a molte persone e potranno stupirci con canzoni bellissime.
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La recensione Sopra il tetto sotto terra di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-07-30 18:17:50
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