Simone Piva e i Viola Velluto ci trasportano in un mondo di “Fabbriche, polvere e un campanile nel mezzo” che assomiglia tanto al far west
Come un instancabile cowboy Simone Piva è già risalito sul suo destriero seguito a ruota dalla carovana dei Viola Velluto e, a circa due anni dall’uscita de “Il bastardo”, il combo friulano è tornato a scaricare una nuova raffica di colpi a suon di “Fabbriche, polvere e un campanile nel mezzo”, recente lavoro sulla lunga distanza (il quinto in circa dieci anni di attività del gruppo) che propone nove tracce (otto inediti preceduti da una “Introduzione”) che cavalcano tra folk rock e cantautorato.
Gli scenari western che fanno da sfondo a tutti i brani con il loro “sole alto” che “spacca la faccia” e con “polvere”, “sudore”, “cani sciolti” e “pistole” (utilizzando alcune immagini tratte proprio da “Cani sciolti”), in realtà altro non sono che un filtro per guardare con occhi diversi la nostra stessa realtà.
È proprio qui, infatti, che “La battaglia infuria”, in questa “Italia far west” (per citare il titolo di un brano tratto da “SP&iVV” del 2014) e soprattutto in una periferia del nordest italico, con le sue “fabbriche”, la sua “polvere”, il suo “campanile nel mezzo” ma anche “il sudore della sua gente, il vino e il ghigno come ripari dagli ecomostri”.
I proiettili in canna ai fucili di Simone Piva e i Viola Velluto vanno a colpire dritto al cuore alcuni luoghi comuni e atteggiamenti diffusi nel nostro Stivale (e oltre), dal materialismo sfrenato e la “fame di fama” (“Da dove vengo”), all’oscurità di certi problemi che a volte portano a “ferirsi per difendersi” (“Oggi si uccide, domani si muore”) perché “l’uomo ha perso il suo angelo e assomiglia sempre di più a un porco diavolo” (“Il destino di un uomo”).
A legare tutti i brani c’è la continua ricerca dell’amore, inteso più come potere salvifico e positivo che non come semplice rapporto di coppia (“rimani fedele ai giusti e continua a sperare in Dio”, sempre da “Oggi si uccide, domani si muore”). Marchio di fabbrica della band sono inoltre i ritornelli, che si insinuano nella mente ripetendo frasi brevi intonate su melodie orecchiabili (su tutti “Imprevisti” e “Questa estate”).
Tra bene e male, tra dei e demoni, tra un paradiso da raggiungere e un inferno da riconoscere per poter combattere, “Fabbriche, polvere e un campanile nel mezzo” affronta temi importanti cedendo leggermente alla retorica ma con una grande autoironia e un buon gusto per arrangiamenti ricchi e carichi di colore che rendono sempre più interessante il percorso di questa band.
---
La recensione Fabbriche, Polvere e un Campanile nel Mezzo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-07-29 18:26:43
COMMENTI