"Interrelate: L.U.A." è un album incredibilmente denso (e in cui vale la pena perdersi dentro)
"Lasciate ogni speranza o voi che entrate... o forse ritrovatela". Potrebbe iniziare così, con questo monito a metà strada tra il Dante della Divina Commedia e una citazione un po' così tratta dal manga Devilman, questa recensione di "Interrelate: L.U.A." un disco che, ve lo diciamo subito, ci ha molto ma molto convinto. Già perché il lavoro degli Apeirophilia ci ha stupito per la complessità e profondità delle suggestioni messe in campo, grazie ad un progressive-rock, venato di shoegaze e post-rock, dall'alto coefficiente di fascino. Pezzi come "Complexity - NonLocality" non si compongono se non si ha la perfetta coscienza dei propri mezzi e una sana vena psichedelica. E proprio in questo oscillare, un po' simile all'azzurro mare di Recco (deliziosa località, patria della focaccia più buona del mondo per altro, da dove proviene la band) si muove questo disco che ha, probabilmente, nella quarta canzone, "Introns", la sua assoluta punta di diamante. "Introns" è la nostra preferita perché al discorso precedentemente fatto ci aggiunge qualche piccolo, ma per noi decisivo, gradiente di malinconia e di atmosfera cupa che ci fa ricordare quei giorni in cui, quel già citato azzurro mare, si fa un po' più scuro e tracima in un blu di Prussia che a tanti fa paura ma che, almeno a noi, affascina da morire.
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La recensione Interrelate: L.U.A. di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-08-02 08:13:53
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