Con i Bantubeat l'afrobeat torna protagonista
Oh meno male! Inizia così, con un'esclamazione e di giubilo e di sollievo, l'analisi del disco omonimo dei Bantubeat. Già perché la band bolognese, in particolare i "suoi fiati," ci hanno conquistato grazie al mix particolarissimo di groove da balera unito all'eleganza e alla raffinatezza di un afrobeat che si potrebbe ascoltare tranquillamente in un locale pettinato di New York. Ecco allora che pezzi come "Claire" proprio grazie al loro respiro internazionale non sfigurerebbero in qualche playlist di Pitchfork che volesse indagare il fenomeno dell'afrobeat a livello globale. Nell'attesa, magari di un pezzo su "Internazionale", vi possiamo certificare come i Bantubeat meritino più di un ascolto e non solo: infatti la band emiliana dal vivo deve configurarsi come qualcosa di molto simile ad una bomba termonuclare e quindi il nostro consiglio/augurio è quello di seguire le loro gesta in giro per l'Italia e, magari, per ilmondo. Nel frattempo, o nell'attesa, non ci rimane altro che riascoltare pezzi come "Armed Funk" che sono vere e proprie dichiarazioni di intenti, anche a livello filosofico, di come sarebbe bello (e giusto) prendere la musica e la vita. Per noi, non abbiamo paura di sostenerlo, "Bantubeat", al netto di qualche lievissima sbavatura, comunque trascurabile, è uno dei dischi dell'estate. Di un'estate, per altro, bellissima.
---
La recensione Bantubeat di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-07-31 07:56:03
COMMENTI