Un album di visioni acide, claustrofobiche che si tingono di electro prog. Un mondo dentro da rivivere e far rinascere
Filtrato da esperienze personali e costruito in forma canzone, l’album di oggi è una raccolta di poesie sospese e buie come i tempi che viviamo. Sospese perché dimostrano l’evanescenza di una sfera emotiva che non riesce a focalizzarsi sulla negletta realtà circostante, presagendo un futuro fatto di tecnologie aride, agonie ideologiche e precarietà; buie perché non lasciano risposte, ma pongono dubbi inquietanti al nostro io. Gianni Venturi scrive ciò che pensa in metrica, facendosi testimone interno ed esterno del suo tempo. Attraverso una voce potente, pone al servizio dei testi una musica complessa, sperimentale, disarmonica dalle ritmiche elettroniche e psichedeliche. Ma in questo album è la scrittura che comanda, come opera letteraria prima ancora che musicale.
Il centro da cui partono le canzoni dell’album è “mantra informatico”: spingendo i volumi e squadrando i ritmi, il risultato è un’alternanza fra malattia e lucidità (“Immagini scorrono aliene di mondi bui dietro alla porta dove scoppi di bombe sciamano in deserti di pece, basta un clic per cambiare post e tutto s’acquieta”). La tematica dell’alienazione percorre anche “Distonia”, “Assenza”, “Nulla” dove visioni acide si intingono di electroprog. E poi ricordi, poesie, dipinti sembrano tracciare le trame narrative di “Dimmi che mi ami”, “Dolore antico”, “Isole”: quasi un sound cinematico dagli spruzzi prog rock. Le canzoni si adagiano troppo sulla propria sofferenza per aprirsi a qualcosa di universale.
Suggerimento: Venturi dovrebbe provare a scrivere canzoni più istintive, per questo forse più banali e immediate perché troppa paranoia rischia di incapsulare in un mood claustrofobico da cui si esce appesantiti. C’è da dire però che dentro al disco vive un mondo da far crescere.
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La recensione Mantra Informatico - of voice and men di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-08-08 16:16:00
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