Qui si tirano su i lembi del volto a disegnare un bel sorriso a trentadue denti. Insomma: si ride, si pensa, ci si diverte, si tiene il tempo. Sin dalla cover che cita, in tinte oltremodo psichedeliche e allucinogene rispetto all'epoca, "Atom heart mother" dei Pink Floyd (siamo al 1970, c'è tutta l'energia lisergica, sinfonica e folle, dentro) ma anche "Läther" (l'antologia postuma del 1996) dell'immenso Frank Zappa. Gruppi e artisti che, non a caso, figurano quali riferimenti obbligati, sebbene "trattati", dei Lega leggera. Ma anche nell'irresistibile e frizzante attitudine pseudo-glam, ormai così arcaica da far tenerezza. "Noi ci sentiamo dei riflussati", confida Ciro Mattei - a conferma del discorso - nel Manifesto del gruppo campano. Perifrasi bizzarra che sta per: siamo agli anni '70, non riusciamo a schiodare da quel decennio allargato, lì guardiamo e da lì attingiamo il più del nostra ispirazione e delle nostre sonorità. Vero. Sicuramente. Anche se non del tutto, alla fine. Nel senso che il sound dei Lega leggera a tratti spicca come più fresco e moderno di decine di altri gruppi nostrani contemporanei.
Ad ogni modo, queste "Acide considerazioni" vanno senza dubbio alcuno a piazzarsi nel comparto di un retrorock intelligente e scoppiettante, un satyrirock da non perdere. Un pò pazzo, sempre fluido, molto sentito.
L'apertura, "Vento", detta subito al linea: travolgente, rotolante, testo mordace (a dimostrare, come sempre nei dischi made in Campania, che nel derma è iniettata la canzone d'autore, oltre al rock 'n' roll più tirato e senza troppi problemi), un suono "vecchio" e già sentito quanto basta a farti mandar giù un chinotto dimenticato in frigo trent'anni fa. Così "Normalizzati".
A seguire è tutto un riproporsi di melodie compatte e scapigliate: dalla elementare "Tu dove sei" alla più complessa "Apparente apparenza" ("Ehi Signor G/ eticamente/ hai descritto il bel paese/ Dicono è sempre allo sfascio/ aspettando la provvidenza/ si prega per paura per/ rimpianto e per/ errore/ cercando di strappare anche l'ultima indulgenza").
Dentro, di tutto e di più. Da un cantato severo e tirato - oltre che sfottente e scevro - alla Franco Battiato, a certi passaggi addirittura Damned, alla follia compositiva zappiana, alla semplicità dell'ambito del rock teutonico, dal quale hanno preso origine anche i CCCP (poi CSI) cui i Lega leggera dedicano la tosta cover di "Forma e sostanza". Anche una certa meccanicità alla Devo (lievissima, quest'ultima). Il tutto distillato da due-tre fattori fondamentali: la proverbiale verve campana, l'incazzatura attualmente aleggiante sul Paese italiota, una personalizzazione non eccessiva ma sufficiente.
Certo, non è un disco per chi vada in cerca del Nuovo Attuale.
E' un disco di rock 'n' roll. Tritatissimo e tiratissimo. Irriverente e bastardo com'è giusto - anche nel 2005 - che il rock torni ad essere. Almeno ogni tanto.
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La recensione Acide considerazioni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-08-02 00:00:00
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