Il giovane interprete empolese ha saputo trovare un proprio marchio, una propria cifra stilistica, all’interno di un lavoro eterogeneo e variopinto
Il disco si apre con una traccia intitolata “Devo farlo x forza” che, al sottoscritto, ha ricordato Shiva e prosegue con “Acqua” il pezzo più trap, dove è maggiormente presente l’autotune. In “Thunder” le sillabe delle parole sono mozzate ricalcando un po’ lo stile di Quentin 40, “Drill”, interpretata da un MC napoletano, avrebbe sicuramente ricordato Luchè. “3:50”, canzone nella quale (se non sbaglio) è presente un featuring non segnalato, sembra, a tutti gli effetti, un’acerba registrazione di due giovani Guè Pequeno e Jake La Furia. “4:50 veleggia sulle sonorità soundcloud rap americane, è il pezzo più conscious dell’album.
Di Caph si conosce poco, che sia il vero e primo capostipite della scena di una città piccola e provinciale che reclama la propria autonomia o venga semplicemente spinto dall’egotrip motivazionale e dalla smargiasseria che contraddistingue tanti rapper, anche la copertina del suo primo ep lascia trasparire qualcosa di misterioso. Quel che è certo, Il giovane interprete empolese ha saputo trovare un proprio marchio, una propria cifra stilistica, all’interno di un lavoro eterogeneo e variopinto, che si contraddistingue per l’ampio spettro delle sonorità utilizzate, diverse di traccia in traccia.
Ancora un po’ acerbo e da perfezionare, “Beta-C” lascia ben presagire per un primo esordio ufficiale.
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La recensione BETA - C di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-10-11 16:06:00
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