Dopo il trambusto del primo EP, deLorenzo recupera la serenità.
Dal cuoio capelluto di Corrado De Lorenzo, per brevità chiamato deLorenzo, spunta qualche filo imbiancato. Ci sta a cinquant’anni e passa di età. Anche se la questione potrebbe essere non solo anagrafica: vogliamo mettere lo stress? Come quello accumulato ai tempi del primo EP da solista, attraversati da più di un conflitto con il relativo produttore. Niente di che, per carità, solo qualche divergenza di vedute, ma chissà quanta neve si sarà accumulata lassù in quei momenti così difficili…
A due anni di distanza è cambiato tutto. Da un EP di quattro brani, il cantautore comasco ha deciso di cimentarsi con la lunga distanza e, inevitabilmente, si è messo alla caccia di un nuovo complice. La scelta è caduta su Riccardo Parravicini, un nome, una garanzia. Certificata da un curriculum di tutto rispetto, tra le cui pagine compaiono nomi di primo piano come quelli di Denovo, Niccolò Fabi, Max Gazzè. In “deLorenzo”, la mano di Parravicini si sente (anche il suo vissuto di produttore si sente), il lavoro in sala di registrazione, quasi tutto segmentato in presa diretta, è andato via liscio, qualche calice di vino ha riscaldato l’ambiente e il cerchio si è chiuso all’insegna della serenità.
deLorenzo ha messo insieme nove canzoni non troppo complicate, per lo più leggere, edificate in gran parte su arrangiamenti acustici, all’insegna della sottrazione. Il suo è un pop piacevole, che a volte sfocia in sonorità brit-pop, con la complicità di timide tracce di blues e accenni beatlesiani (“In ogni pelle bianca”), di archi mai invadenti, ben inseriti nel contesto. Alcuni pezzi farebbero la loro porca figura all’interno di una qualsiasi heavy rotation radiofonica (la movimentata “Come Gregor Samsa”, oppure “Le parole non dette”), i testi si fanno rispettare e vanno a parare dalle parti dei risvolti psicologici tra giovani uomini e giovani donne, con tanto di accenni autobiografici inclusi nel prezzo, di vita, di musica. Nel complesso, un disco piacevole e decisamente ben suonato, che non restituirà il colore naturale dei capelli al suo autore, ma non mancherà di strappargli più di un sorriso.
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La recensione deLorenzo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-12-04 12:14:00
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