Tra western movie con protagonisti zombie e richiami all’immaginario folk più ruvido e oscuro, la band di Treviso mostra una decisa visione d’insieme
A diversi anni di distanza dall’uscita del disco d’esordio eponimo, gli Uncle Muff hanno pubblicato uno dietro l’altro i suoi ben due successori, collegati tra loro sin dal titolo. “From nowhere” il primo, nelle cui otto tracce si confermavano già la solidità del suono e la direzione aperta delle nuove idee della band trevigiana; segue quindi a ruota questo “To nowhere”, che propone ancora una volta otto brani originali, graffianti e tenebrosi. L’idea di provenire “da nessuna parte” e di andare “verso nessuna parte” ha certamente a che fare con il concetto di infinito e non sembra perciò casuale la scelta di aver diviso questi due capitoli in otto brani ciascuno, dato che il numero 8 rappresenta proprio l’infinito.
L’immaginario e le ispirazioni della band vanno da Tom Waits al Nick Cave pre-Ghosteen, con sonorità graffianti e melodie calde che sollevano il terreno al proprio passaggio, rese subito riconoscibili da un cantato perfettamente imperfetto e a tratti oscuro.
I riff di chitarra sembrano mutuati dal folk più ruvido con declinazioni dal sapore western e fanno da colonna portante alle composizioni, puntellate da una ritmica sempre presente ma mai ingombrante, che rende i brani cadenzati e fieri.
Gli umori sono multiformi e vanno dalla battente “Mr. Sunday” all’inquieta e sghemba “The Shell” fino ad arrivare alla conclusiva “Dawn of the dead” che si trascina pesante e solenne tra le doppie voci e le percussioni che sembrano catene alle caviglie di schiavi zombie.
Gli Uncle Muff sembrano davvero provenire da un altrove e dirigersi verso un luogo immaginario di cui hanno però già una chiara visione d’insieme.
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La recensione To Nowhere di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-10-27 12:32:24
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