Elfi, gnomi, fate, folletti, orchi, incantesimi, vecchie streghe e angeliche fanciulle animano i solchi de “I racconti del giullare cantore”, il nuovo album dei siracusani Fiaba. La loro musica sembra promanare direttamente da quello che gli antichi popoli teutonici della Germania Medievale definivano senza mezzi termini Hexenkessel, l’oscuro calderone della strega all’interno del quale strani e segreti ingredienti si mescolavano magicamente per andare ad introdurre chissà quale sortilegio.
Tutto sommato la band capitanata dal batterista Bruno Rubino mescola con invidiabile sapienza molteplici ingredienti (musicali) che segreti non sono ma che tuttavia sortiscono ugualmente un effetto d’indubbia suggestione e di sicura presa scenica e teatrale. La cornice musicale di riferimento resta innegabilmente legata al panorama epic-metal contemporaneo – con irresistibili risucchi di prog-rock anni ’70 e contaminazioni popolari celtico/mediterranee – sottoposto a tutte le manipolazioni del caso per esigenze di rivisitazione e contestualizzazione storica: emerge infatti l’intento della band siciliana di ancorare il più possibile il progetto musicale alla tradizione folk italiana del medioevo non però nella sua accezione mistico/religiosa (spesso trafugata in passato da svariati artisti nostrani) bensì in quella cortigiana e favolistica di derivazione pre-rinascimentale responsabilizzando oltremodo la voce di Giuseppe Brancato, che si assume l’onere e l’onore di caratterizzare quello che musicalmente sarebbe stato un disco “normale”. In che modo? Il bizzarro cantante rinnega prevedibili impostazioni rock-metal scegliendo d’interpretare tutte le canzoni con il piglio dell’infido giullare di corte, imprimendo al cantato aperture tipicamente operistiche e teatrali con un ridondante approccio fantasticheggiante di stampo disneyano e col vivido desiderio di usare parole antiche per raccontare tematiche attuali.
Per quanto il disco risulti impeccabile sotto il profilo della registrazione, del packaging (contiene anche un bel dvd) e della grafica rimane senz’ombra di dubbio un lavoro di non facile assimilazione, presumibilmente apprezzabile fin nelle sue più sottili sfumature dagli appassionati del genere epic-prog-metal moderno o quantomeno da coloro che sono rimasti legati a quelle forme barocche di rock virtuoso, celebrativo, orchestrato e fiabesco (dai Dream Theater ai Marillon, passando per i Jethro Tull, il passo è breve).
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La recensione I Racconti Del Giullare Cantore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-09-22 00:00:00
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