"Kaleidospace" degli Shapeless Void è un'occasione mancata da parte di questi ultimi per stabilirsi nella scena italiana come nome promettente della musica alternativa.
Una delle cose che più mi fa innervosire sono le occasioni perse. Una cosa che mi fa innervosire ancora di più sono le occasioni perse quando si avrebbe invece il talento per coglierle e sfruttarle a dovere. È quindi con somma irritazione che mi trovo costretto a porre “Kaleidospace”, album d’esordio degli Shapeless Void, all’interno di quest’ultima categoria di motivi di stizza.
Gli Shapeless Void sono bravi, su questo non ci piove. Sanno il fatto loro come musicisti, hanno orecchio e abilità nel costruire una canzone, hanno una attitude internazionale che potrebbe portarli con relativa facilità a girare per i palchi di mezza Europa. L’ascolto del disco fila liscio, e conferma progressivamente quanto detto sopra. Eppure, mentre le canzoni scorrono una dopo l’altra, non riesco a togliermi dalla testa un’impressione, tanto sotterranea e viscerale quanto inamovibile: questi ragazzi stanno suonando col freno a mano tirato, come se avessero paura. Non è una cosa immediatamente evidente: il loro talento riesce a coprire e mascherare bene tutti i momenti in cui dovrebbero premere sull’acceleratore, ma decidono invece di rimanere nella rassicurante comfort zone di una produzione pop che se da un lato non allontana nessun ascoltatore, dall’altro appiattisce le canzoni e ne soffoca il potenziale. Non bastano quei pezzi in cui le sonorità autentiche degli Shapeless Void emergono con maggiore evidenza – i riff alla Slowdive di “Wolves”, “Black Candles” (di gran lunga il brano più sincero del disco, nonché il migliore), lo shoegaze-pop di “The Endless Mantra”; il risultato complessivo rimane annacquato e troppo poco coraggioso.
Un buon disco non è quello che tenta di piacere a tutti, ma quello che porta avanti un’idea di musica in maniera forte e coerente, anche a costo di sentirsi dire da una fetta degli ascoltatori “non mi piace”. Gli Shapeless Void hanno tutti i mezzi per creare un buon disco: indispettisce assai che abbiano deciso di ripiegare sulla via più facile.
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La recensione Kaleidospace di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-11-29 09:33:35
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