Ricercati e anodini, fluidi e impacciati. Se l’attenzione per un certo tipo di sofisticata aggressività melodica porta i Kobayashi a curare adeguatamente il climax dei brani, è vero anche che qualcosa non funziona nel meccanismo dell’alternanza tra momenti di quiete introduttiva e inevitabili tensioni esplosive. Complessivamente possiamo trovare belle le chitarre e buono l’impatto in fase di apertura. Il cantante, tuttavia, sembra avere la grinta incastrata in gola e la cosa degenera quando ci sarebbe bisogno che maggiormente esplodesse, come in “Comica”, orfana di una vera deflagrazione. A questo limite si aggiunge qualche carenza creativa nella composizione e, di conseguenza, alcune soluzioni si trascinano a stento e in modo non sempre convincente. “In controluce” presenta un piacevole incipit rumoristico, serpeggia la declamazione irosa di Godano (per quanto mi senta di consigliare umilmente alla band una maggiore semplicità nella redazione dei testi), mentre la contiguità con i Marlene Kuntz (stavolta quelli dei brani più languidi, come ”L’esangue Deborah”, per intenderci…) spunta anche in “Iride”, bella parentesi che si imprime facilmente nella memoria. “Wake up”, infine, è un po’ fuori stile, ma si fa ascoltare, con il suo andamento sinuoso e morbido. A tratti carino, a tratti no, può definirsi la chiusura poco ispirata di un lavoro ispirato a metà.
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La recensione Fossile di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-11-18 00:00:00
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