La band ischitana esordisce con sei tracce a cavallo fra il rock e il metalcore melodico anni 2000
Questo ‘Hollow Empire’ degli Ibridi ci riporta con la memoria a un paio di lustri fa, quando Non era strano che si provasse a fare dell’hard rock/metal moderno, a tratti anche abbastanza pesante, che avesse però fisionomia e ambizioni orecchiabili, quasi pop, e una tendenza a ibridarsi anche con linguaggi diversi, tipo quello dell’elettronica più immediata. Un fenomeno che probabilmente è sfuggito di mano al rock da classifica americano e di cui forse non abbiamo sentito troppo la mancanza quando è finito, ma che nel cuore di molti, passato qualche anno, hanno lasciato un buco. Le sei tracce di questo lavoro sono un po’ così: ci sono i suoni rock metal anni 2000 alla Alter Bridge, le melodie e momenti più aggressivi in quota nu/metal core più commerciabile (vedi alla voce Bullet For My Valentine), rallentamenti semi acustici e pianoforte, ma anche i riff di sintetizzatore zarri che trovavamo nell’elettro-rock alla Prodigy e Pendulum di una decina di anni fa, o nel crossover dei Linkin Park (’Get Out’). La formula non è esattamente freschissima, ma scrittura ed esecuzione sono energiche e convincenti, soprattutto (inaspettatamente) nei frammenti più melodici, dove la tavolozza di suoni si allarga a tastiere e arpeggi (’Too Late’, ‘Breaking Me Down’). Certo, affiorano quella degli spigoli da smussare, soprattutto nell’utilizzo della lingua inglese, e nel tentativo con i sintetizzatori, divertente ma un po’ manieristico. Affiora però anche un sacco di cuore, nell’emotività delle linee vocali, ma anche nella presentazione che la band fa di se stessa: gli Ibridi vengono dall’isola di Ischia, circondati dal mare, e con la loro musica sperano di “riuscire a superare le nostre coste con la musica”. Un obiettivo che non possiamo non augurargli di raggiungere.
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La recensione Hollow Empire di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-03-02 18:25:27
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