Vinicio Simonetti scrive belle canzoni. Un po' rock, un po' pop, un po' come gli va.
Questo primo album di Vinicio Simonetti un po' già lo conoscevamo. Più di metà delle canzoni (5 su 7) facevano parte di un Ep dallo stesso nome, uscito meno di un anno fa. Si trattava di un preambolo quantitativo e pure qualitativo.
Migliora tutto dunque. La qualità della registrazione e il nuovo missaggio riescono a fare uscire il sound dalla dimensione amatoriale, per un passaggio a una chiave più fruibile e pop. È una mossa vincente, dal momento che si tratta di un tipo di musica che, nel 2020, per essere notata deve essere fatta più che bene; il dimenticatoio è dietro l'angolo più di quanto non si pensi.
La voce di Vinicio graffia quanto basta, senza risultare pacchiana. Sta su un crinale, cammina su un filo, rischiando a più riprese di cadere nel baratro del "cantante con la barba di X-Factor", ma si riprende sempre alla grande facendo una semplice cosa: dando un crescendo alla canzone, aggiungendo qualche coro, e facendo sì che la chitarra acustica crei un'atmosfera da presabbene generale, provocando un ondeggiamento di culo in chi ascolta. Provare per credere. Qui sta la chiave di tutto "S.N.A.G.G.": non la si butta mai nella paraculata, e non è poco.
Se fosse uscito nel 2015, negli Stati Uniti, avrebbe anche potuto avere un discreto successo. Tant'è, si tratta di un album di canzoni scritte come si deve e suonate pure. Non si accende mai la scintilla dell'originalità, e nemmeno quella della novità. Ma nonostante ciò c'è uno sprigionare di freschezza, è inspiegabilmente spensierato. Suona anche come un monito, un messaggio ai colleghi: si può scrivere cantautorato rock oggigiorno senza ammorbare l'anima al prossimo, senza fare necessariamente il vocione insopportabile del cantante dei Nickelback. Un grazie a Vinicio.
E anche per quanto riguarda le due canzoni nuove, non si tratta per niente di un riempitivo. Perfettamente incastonate, aggiungono qualità alla scrittura."Lion and Cheetah" ci regala il ritornello migliore del disco, mentre "Come To Me" è dannatamente accattivante.
Piccola nota di colore. Giunto quasi alla fine del primo ascolto, è partita (anche giustamente) l'ultima traccia, "Ten Seconds". Dopo circa un minuto mi sono chiesto come mai Avicii avesse prodotto una collaborazione tra Alborosie e i Måneskin. Poi ho capito che non era una cosa possibile, e ho fatto finire il pezzo. Ci ho pensato un po' al perchè di questa canzone, e come dire, sebbene non c'entri assolutamente nulla con tutto il resto del disco, è perfettamente in linea col buon umore generale che mi ha trasmesso. E allora va bene così. Sono contento.
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La recensione S.N.A.G.G. di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-03-07 10:50:48
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