Sono dolenti certe giornate passate in quel termitaio che è la periferia di una metropoli. Brulicano di nevrosi ed elettricità alternata. Alle volte verrebbe da chiedersi come si fa a sopravvivere, quaggiù, dove il grigio va ormai oltre la semplice definizione di colore. Dove il grigio è semplicemente tutto. Guardi le persone allora, non puoi fare altro se vuoi sperare di salvarti. Le guardi negli occhi, nelle bocche, nei gesti. Trasudano paure, emozioni, (mioddio) sogni. Quelle persone. Hanno i toni lividi di un grattacielo caricato a tritolo. Energia compressa pronta ad esplodere. I Rude Pravda sono l'esplosione? Forse non del tutto. Forse i 5 musicanti di Macherio, hinterland milanese, si sono fermati un attimo prima dall'esplosione. Forse con questo demo "fermo/spento" hanno scattato come un'istantanea. Fedele di quanto detto sopra, con tutti i limiti e i punti di forza che ne conseguono. Le chitarra sono inevitabilmente disturbate, basso e batteria tengono il tempo che è un piacere, tastiera e campioni fanno il loro dovere con apprezzabile senso della misura. L'intreccio è sostenuto, a tratti possente, e anche se in alcuni crescendo sa di già sentito (dai Magnifici Kuattro di Cuneo, ad esempio), poco importa perché l'insieme suona comunque bene. Lo stesso dicasi del cantato. Echi di Umberto Palazzo e aspirazione da Massimo Volume, oltre al già citato sig. Godano. Voce ben amalgamata al tessuto sonoro e testi a cui l'unica critica (costruttiva) che mi sento di fare, è contro l'ostinato (quasi ostentato) ermetismo: è molto più difficile dire le cose con semplicità, senza cadere nel banale, vero? Ma ricordate che non bisogna nascondersi dietro le parole. Le parole vanno usate per colpire (e comunicare). Solo così ci potrà essere l'esplosione di cui all'inizio. Da parte mia sono al riguardo molto fiducioso. Carte da giocare i Rude Pravda le hanno, esperienza e feeling anche (insieme dal 1993). Per cui non vedo l'ora di avere un loro nuovo lavoro che mi faccia saltare lo stereo. D'altronde per chi canta "Rifiuterò ogni parte, mancherò a metà", come si può non nutrire aspettative? Continuate così.
---
La recensione fermo/spento di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-12-29 00:00:00
COMMENTI (2)
La title track la ricordo ancora oggi, quindi dev'essere vero, per quel che conta
Una delle più interessanti band dell'hinterland milanese dell'epoca:[:=