Un esordio solista a volte più ispirato altre derivativo ma dalla scrittura appassionata e che affronta le paure di un’intera generazione
Tōru, al secolo Elia Vitarelli, mette da parte le sonorità più spigolose dei suoi Fiori di Hiroshima e si racchiude nell’intima dimensione cantautorale con questo progetto solista, il cui primo album si compone di dieci pezzi che riflettono sul passato e sul presente per guardare con ottimismo al “Domani” del titolo.
Canzone dopo canzone, il disco del cantautore toscano narra una giornata immaginaria, che si inaugura con le paure, le paranoie e i tormenti dei protagonisti (“vorrei saper cos’è che non va in me che mi fa sentire solo e non più libero” dall’opening track “Soli”) e procede costruendo una storia introspettiva che al tempo stesso rispecchia i pensieri di un’intera generazione spaventata dal futuro. L’esigenza di andare avanti è però più forte di qualunque paura (“resisti con me” canta il nostro in “Rimini”, e “ho bisogno di ricordare che c’è alternativa alla morte” in “Stanza”) e armati di una lucidità che non rinuncia alla speranza (“le lacrime che verserai non le riavrai mai, perciò ora stenditi qua e sogna”, sono alcuni versi tratti da “Il vento”, uno dei pezzi migliori del combo) i protagonisti ritrovano la forza di credere che poiché “ogni fine è sempre un inizio […]il cielo grigio tornerà blu”, dalla title-track con cui si chiude l’album.
Una scrittura appassionata, talvolta più ispirata e altre più derivativa, con arrangiamenti eleganti che enfatizzano ora le lezioni di Lucio Battisti (“Soli”), ora quelle di Dario Brunori (“A testa bassa”) o Fabrizio Moro (“Il vento”, il cui giro di basso finale è anche un chiaro omaggio a “Come Together” dei Beatles) suggellando un disco coerente e ambizioso.
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La recensione Domani - Tōru di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-02-13 12:15:58
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