Gli Underground Railroad sono tre ragazzi di Ferrara che fanno rock blues. Sì, proprio rock blues, di quello che andava tanto negli anni 70, filtrato, com’è giusto che sia, da una sensibilità “bianca” tanto da farli somigliare in una maniera impressionante alle Loro Maestà Led Zeppelin. Caspita!, dirà qualcuno. Embè?, qualcun altro. Darei più ragione al secondo, perché se è vero che i Led Zeppelin sono stati dei grandi, se è vero che gli Underground Railroad suonano tecnicamente benissimo e sono pieni di passione in quello che fanno, se è vero che questo disco d’esordio scorre bene senza dar fastidio come un piacevole sottofondo, è altrettanto vero che la formula è un po’ vecchiotta e già vista, per cui non dà scosse né emoziona. Peccato mortale, in musica. Che senso avrebbe oggi comporre come Mozart? Che credito ha Michael Bublé, se non quello di essere tecnicamente bravo e di fare cassa? D’accordo che oggi il genere gode di un minimo di revival, dato il successo di Jon Spencer Blues Explosion e the White Stripes: ma i primi contaminano il blues con punk e noise, i secondi col garage. C’è un’innovazione. Qui no. Perfino la voce ha lo stesso timbro di quella di Robert Plant. Solo sulla ghost track, dove i nostri recuperano i vecchi esperimenti di Jimi Hendrix e Stone Roses, facendo girare un nastro al contrario e assoleggiandoci sopra, si accende un minimo di interesse sostanziale, perché si sfiorano climi psichedelico/elettronici. Ma direi che è davvero troppo poco. Per cui lo spiacevole giudizio è “bravi, ma bocciatissimi”.
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La recensione Blessed with a Curse di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-12-21 00:00:00
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