Un disco etnico e minimale
I Bardonauti del Mondo Selvaggio è il titolo del primo disco ufficiale dell'omonimo duo brianziolo.
Si tratta di un album composto da nove tracce che mischiano il folk e il blues con sonorità etniche e psichedeliche allo stesso tempo. Il disco è incentrato sul rapporto dell'uomo con i propri simili e con il pianeta, il tutto con un sound grezzo e schizofrenico allo stesso tempo.
Nell'idea di base il duo di Monza ricorda parecchio i Litfiba degli anni Novanta, anche se musicalmente la direzione intrapresa è parecchio minimale: tra i brani più particolari e che si possono dunque segnalare troviamo "Giungla", "Chinatown" e "Miraggio", con i loro ritmi ossessivo-compulsivi e la chitarra che segue percorsi senza freni dall'inizio alla fine dei brani. Menzione speciale per la traccia "Catene", una delle più folli e originali del disco: praticamente un mix tra un blues degli anni Sessanta e un rito vodoo, con la chitarra solista che ad un certo punto prende una piega da flamenco che ci sta clamorosamente bene .
Come primo lavoro ci troviamo sicuramente a qualcosa di davvero interessante; si tratta di un disco molto personale che può lanciare il duo verso una ricerca di sonorità più sperimentali e ancor più originali in vista di lavori futuri.
---
La recensione I Bardonauti del Mondo Selvaggio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-03-28 09:30:00
COMMENTI (1)
@Spaceman_91 non hai colto la citazione del famosissimo libro "Nel paese dei mostri selvaggi" di Maurice Sendak