Scat Gatt OrchestraRari nantes2020 - Strumentale, Sperimentale, Folk

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L’esordio della Scat Gatt Orchestra rilegge le tradizioni mediterranee con classe e ambizione

Rari Nantes sono i ‘rari nuotatori’ di un proverbio latino, e sono la figura scelta dalla napoletana Scat Gatt Orchestra per sintetizzare con efficacia l’orizzonte musicale e poetico del loro primo album. L’orizzonte in questione è, in senso figurato e letterale, quello del Mar Mediterraneo; un orizzonte culturale che abbraccia linguaggi musicali che si si sono incontrati, mescolati, sovrapposti per millenni; ma anche un orizzonte storico, quello condiviso dalle civiltà che hanno prosperato sulle sponde del nostro mare interno. Civiltà molto diverse, affacciate da tre continenti, che però hanno sviluppato una sensibilità e un patrimonio di valori comuni. Ad esempio quello delle leggi dell’ospitalità, sacre per greci, latini, arabi: quello dell’ospitalità non è un vezzo storico, ma un tema che interroga l’Europa di oggi, le divisioni culturali che spaccano il Mediterraneo e la chiusura delle nostre porte a chi chiede ospitalità ed è condannato a vagare, come Ulisse, in un mare che può spesso rivelarsi inospitale. Si svela così l’altra parte del proverbio latino: ‘Rari nantes in gurgite vasto’, ‘rari nuotatori nel vasto gorgo’; il gorgo che è simbolo di sciagura collettiva, forse il crollo di una civiltà, o forse una crisi rigenerante. Perché anche nel gorgo è possibile restare a galla e navigare verso nuovi orizzonti, assumendo quello del mare e dei naviganti come punto di osservazione della ricchezza culturale e della rete di connessioni sonore, linguistiche, storiche e mitiche che ci avvolgono. E’ questo il complesso retroterra poetico (e politico) di un album che poi, al di là di qualche intermezzo narrato, lascia parlare solo i suoni, cesellati con la finezza necessaria per restituire un arazzo così complesso. L’orchestra taglia, cucce, riassembla, ibrida frammenti e linguaggi melodici provenienti dal medio oriente islamico (Arabasque, Danza), il grande rimosso della storia europea, dai balcani o dalla tradizione “alta” del continentale; il tutto riletto alla luce del jazz, dello swing e della composizione cinematografica. Quello mediterraneo è un orizzonte musicale ormai assunto da tantissimi musicisti, e per fortuna, perché si tratta di un patrimonio comune che per lungo tempo è stato dimenticato. Ci vogliono però una capacità particolare e le molteplici possibilità fornite da una vera e propria orchestra, una formazione da più di dieci elementi, per farlo come lo fa la Scat Gatt Orchestra; lo testimonia per esempio la naturalezza con cui effettuano interpolazioni di musica classica, o di barocco e canzone classica napoletana(Passione in Apocaliptano, Lo Guarracino quasi irriconoscibile in Mare nostrum ). Napoli è la città dell’Orchestra, ma è soprattutto un punto di osservazione privilegiato sul Mediterraneo, la culla di una musica che già da secoli viaggia per l’Europa, e non c’è da stupirsi se è un po’ il centro di gravità dell’album, il suo orizzonte più prossimo (Puteoli finis terrae); che però è solo il punto di partenza per uno sguardo che arriva molto più lontano, alle ibridazioni che la musica mediterranea ha vissuto al di là dell’oceano; ecco quindi le sonorità tanguere che compaiono qua e là in mezzo ai mandolini, o il jazz dalle forme libere di The Monster. ‘Rari nantes’ è un piacere per chi ama sentire differenti tradizioni musicali che si amalgamano con eleganza, giocare a individuarne la provenienza senza riuscirci sempre. E’ un album di non semplicissimo ascolto, che richiede una certa dose di attenzione in alcuni momenti (The Monster, Po srebrni mesecini), ma che ricambia con atmosfere evocative, melodie coinvolgenti e anche qualche passaggio ballabile (Route to Odessa). Un nuovo importante capitolo nella rilettura contemporanea di una delle tradizioni più ricche del mondo.

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La recensione Rari nantes di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-05-11 13:46:00

COMMENTI (1)

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  • GIUMA4 anni faRispondi

    Un gran bel viaggio, forse l'unico difetto la lunghezza, troppi brani. Ma veramente un bel sentire.