La qualità del suono è a dir poco spaventosa. Sembra di avere i Brainwash che ti suonano dentro l'armadio. Al di là - provo ad andarci, al di là - della scalcinata produzione e scendo nel merito.
Si tratta di un discreto lavoro a metà strada il punk e il trash-metal. Che detta così può pure inorridire. Ma che nella realtà non m'è dispiaciuta del tutto. Anzi.
Un punto a loro favore è che quest'ibridazione riescono a proporla con una certa inventiva, salendo di netto rispetto alla media delle produzioni di questo tipo ("Kick on the face"). Sorpassando le componenti must dei due generi - echi sparati al massimo nelle voci, chitarrone indistinguibili - rimane una limitata creatività. Nell'ambito, s'intende.
E poi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, eccezion fatta per "Carnage" e "Tunnel to the end" (i classici "pezzi di troppo" nella demo) rimangono largamente più easy di molte altre formazioni.
A loro sfavore - e mi spiace, ma a conti fatti sono molte più le componenti sfavorevoli che quelle positive - devo dire che la sezione ritmica, fondamentale per chi voglia fare questa musica e seppur a tratti abbastanza affiatata, vede la batteria perdere qualche colpo di tanto in tanto. Un pò "appesantita". E non è affatto piacevole, per chi ascolta.
Il basso inoltre suona spesso decisamente troppo semplice, troppo diretto. Chiaro, è quello che serve: ma bisogna anche voler andare oltre.
Per giunta - ma questo non è certo un problema che i Brainwash hanno in esclusiva - c'è la questione-lingua: un inglese spinoso e quadrato ai limiti del terrificante. E non aggiungo altro.
Infine non sono riuscito a beccare un solo che mi facesse slatellare sulla sedia. E si sa che gli infiniti - e spesso impecabili - outro solisti sono fra le caratteristiche fondamentali di certo metal.
Se al tutto aggiungiamo una veste grafica del disco che l'unica reazione che può venirti in mente è: "Perché esistono le vesti grafiche dei dischi" rimane parecchio amaro in bocca.
I Brainwash navigano senza infamia e senza lode - probabilmente rendendo mezza tacca in più dal vivo - nel limbo della famigerata casella gruppi-senza-futuro. Per un motivo molto semplice: sono discreti interpreti di un genere in cui il discreto non trionfa. Ci rimarranno, in quella funesta casella, finché non troveranno almeno tre elementi fondamentali: una produzione di elevato livello, una chitarra solista da applausi e un insegnante di inglese. Anche se, per carità, un buon futuro lo auguro a tutti.
---
La recensione Skizophobia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-09-30 00:00:00
COMMENTI