Nel secondo album dei Malus la psichedelia in salsa prog degli anni '60, ma anche tanto del revival psych contemporaneo
I Malus e questo loro secondo album, ‘Sexadelic Shooting Star’, sono un buon esempio di cosa può significare rock psichedelico nel 2020, fra le suggestioni del revival degli ultimi dieci anni e la psichedelia classica, soprattutto quella ai confini col progressive anglosassone ma anche italiano. La band di Bassano del Grappa esordisce infatti con ‘Osimandias’, un album in italiano e nettamente orientato verso il prog nostrano (a partire dal riferimento storico-poetico elevato nel titolo), ma si presenta oggi con un seguito in lingua inglese che guarda tanto alla psichedelia contemporanea di nomi come Tame Impala o King Gizzard and the Lizard Wizard, quanto ai più classici Pink Floyd e Yes. Un’abbondante metà del lavoro è dedicata a momenti più rilassati, come il funk dilatato alla Tame Impala di Saint Lawrence Night, la space ballad Astronaut (nomen omen) con i suoi assoli un po’ gilmouriani, o la classicamente british That (I don’t remember). Nelle liquide distese lisergiche dell’album, risaltano con particolare forza i momenti dove si pesta sui pedali di accelerazione e distorsione: Ice Race ha un tipico riff ‘70iano, ma anche una vaga funkadelia jazzata (che del resto il titolo dell’album alla Parliament suggeriva), mentre Mobius Trip ha qualche vibrazione krautrock e risulta fedele alla dedica ad uno dei concetti più psichedelici di sempre. ‘Sexadelic Shooting Star’ è un album vecchio stampo, ma in fondo neanche troppo; piacerà cultori del vecchio sound psichedelico, ma non dovrebbe scoraggiare chi viene da un background più contemporaneo.
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La recensione Sexadelic Shooting Star di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-04-04 00:00:00
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