30 anni dopo il '68 gli Sbronzi di Riace (nome decisamente simpatico e un po' trash) se ne escono con questa raccolta di brani carichi di significati socio-politici e storici...
E' strano per uno della mia generazione capire fino in fondo questo disco: quel periodo ormai è un mito collettivo, anche per chi come me non era ancora nato. Ora il '68 è la voglia di libertà, è un concetto idealizzato, è la voglia di andar contro le cose che non ci piacciono.
Da questo punto di vista, quindi, è un lavoro apprezzabile, piacevole, ma quasi di "repertorio" e distante dal mondo delle nuove generazioni playstation&telefonino. Certamente chi ha una ventina d'anni piu' di me lo ascolterà diversamente rinfrescherà i ricordi e il cuore.
I brani sono tutti rifatti in modo tranquillo e pacato e sono avvolti di un alone malinconico. Anche i brani più famosi come "Dio è morto" e "Contessa", che ho conosciuto coi Nomadi e con i Modena City Ramblers sono qui molto più lenti e vicini agli originali che alle cover dei gruppi emiliani.
Ci trovate tutti i cantautori impegnati, dall' Italia all' America: Guccini, De Andrè, Pietrangeli, Bob Dylan, Puebla ("Hasta siempre! Comandante") e altri ancora.
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La recensione Gli S.d.R. cantano il '68 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-01-30 00:00:00
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