Il percussionista friulano fa del battito il suo asfalto e ci guida attraverso un frammentato viaggio attorno al mondo, dove il ritmo è la parola chiave.
Trenta tracce o, per meglio dire, frammenti, come vengono chiamati all'interno del disco, sono le altrettante tappe del viaggio musicale intrapreso dal percussionista Stefano Andreutti nel suo ultimo disco, Mono No Aware. Un percorso che ha nel ritmo il suo motore, trasportando l'ascoltatore nei più disparati angoli del globo senza dare alcun punto di riferimento nel nome dei brani, perché non servono parole quando è la musica a descrivere in maniera così chiara un ambiente.
La dimensione esotica del disco viene messa subito in risalto dal titolo, Mono No Aware, espressione giapponese che indica una forte partecipazione emotiva nei confronti del mondo reale. È un concetto estetico e filosofico centrale all'interno della cultura nipponica, quella malinconica presa di coscienza di quanto sia meravigliosa la bellezza proprio perché transitoria. Con questa drammatica consapevolezza quindi, ci addentriamo in un disorientante percorso pieno di deviazioni inaspettate, dove ogni breve sosta rappresenta uno scenario diverso. Dal Sudamerica ai Balcani, dai Caraibi all'Africa, Andreutti costruisce strade fra terre distanti anche migliaia di chilometri facendo del battito il suo asfalto. Il tutto riuscendo a disegnare in poche battute il paesaggio circostante da cui emerge la musica di ogni frammento: nonostante la durata dei brani non superi quasi mai i tre minuti, tanto basta per riuscire a respirare il fumo di sigaretta che impregna un locale jazz all'interno della giungla urbana, o sentire il calore torrido di una spiaggia brasiliana. La disinvoltura con cui si passa dal funk alla samba, dall'elettronica all'afrobeat sembra dare un senso nuovo a un'etichetta sfuggente come quella della world music: musica dal mondo perché è musica che gira il mondo. Andreutti ci guida attraverso i luoghi della sua identità artistica per farci vedere quanto certi confini, così apparentemente lontani, siano in realtà a un battito di distanza.
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La recensione Mono No Aware di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-05-27 10:35:00
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