Il compositore Carlo Gizzi ci accompagna in una serie di inni spirituali, a metà fra medio ed estremo Oriente, musica sinfonica, jazz.
È bene ricordarsi ogni tanto che, ben prima che la musica diventasse forma d’arte e intrattenimento, era connessa in maniera diversa e vari aspetti della vita umana. Tra questi, un ruolo particolare ce l’aveva la sfera religiosa, del contatto con il divino anche attraverso la musica.’Chants to the Divine’ è un lavoro che si pone in questa scia, se vogliamo, ancestrale. Lo fa naturalmente in un’ottica post-moderna: quella del sincretismo globale che, appoggiandosi spesso proprio alla dimensione spirituale che appartiene a molte delle musiche tradizionali in giro per il mondo, già da tempo percorrere la strada dell’integrazione o della giustapposizione fra suoni di epoche e latitudini diverse, in una cornice di volta in volta elettronica, sperimentale, new age o in quella che goffamente chiamiamo ‘world music’. Il lavoro di Carlo Gizzi si muove su territori ambient con un afflato meditativo, ma non privo di nerbo, provando a mescolare diversi linguaggi contemporanei, oltre che diverse provenienze culturali. Una consistente parte di questi ‘canti al divino’ trova la sua ambientazione in direzione del Medio-Oriente, quello delle danze circolari dei dotti sufi (Sufi Dance), del poeta classico Iraniano Rumi (The Night Of Rumi) ma anche quello della Grecia di rito bizantino (Kyrie): oud, percussioni, pad sinfonici e pianoforte si alternano in composizione ad ampio respiro anche se di minutaggio contenuto, fra crescendo e diminuendo che giocano con la musica tradizionale, la classica, l’ambient. In effetti è questa la cifra Gizzi, compositore di formazione classica e direttore d’orchestra: ‘Chants to the Divine’ alterna le influenze etniche con scenari new age fatti di musica sinfonica, pianoforte e incursioni nel jazz, a volte intrecciandoli, come con le melodie orientali di Asian Dawn e Chinese Prayer, a volte disegnando spiritualità immaginarie, come inni ad Artemide a base di pad e sax languidi (Purple Artemis). La componente sinfonica ed ambient è meno galvanizzante di quella ritmica e cordofona (basta paragonare Night of Rumi a Kyrie), ma in fondo è quella in cui si raccolgono le ambizioni meditative e introspettive dell’album. I canti al divino di Carlo Gizzi non sono materia accessibile per tutti, ma sono raccomandati a chi è alla ricerca di sapori esotici e spinte emotive differenti.
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La recensione Chants to the Divine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-07-03 12:48:24
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