Un ep reggae dai contorni pop che riesce meglio quando abbraccia dancehall e roots
Dopo l’interminabile sbornia reggaeton delle ultime stagioni e i vuoti tormentoni estivi che contagiano i ragazzini sulle spiagge dello stivale, siamo un po' annoiati dalla solita musica da villaggio vacanze. Poi si presenta Kalafi, con un ep che flirta col reggae e col pop, e ci parla di una femmina che gli rapisce il cuore. Aria fresca in questa calura di mezza estate? Forse no, ma le quattro tracce del disco sono degli oggettini strofinati a lucido, per rendere brillante la mostra mercato di questo artista calabrese. Kalafi sta proprio lì, nel confine tra raggae, pop, dancehall e spruzzate di roots; lo riconosci dal profilo solare, dallo sguardo trasognato per i postumi del caldo rovente e della passione.
Sentimentale la titletrack. “24K” è una festa, una dichiarazione d’amore, 24 carati di prezioso romanticismo che seducono la fanciulla reticente. La festa continua con “Amami così” il cui scopo è convincerla ad accogliere un amore imperfetto e difettoso ma autentico. La parte più interessante arriva adesso: la cultura dancehall di “BamBam” e il roots di “Vegnu da Calabria”, mostrano pezzi più a fuoco che provengono dalla strada e non dal cuore. La Giamaica incontra la Calabria.
Kalafi ci prova e il suo album è un lavoro in perfetta buona fede e realizzato onestamente. Ma ora che l’esperimento pop è stato realizzato, torniamo alle radici di un reggae più impegnato e universale.
---
La recensione 24K di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-07-29 16:07:46
COMMENTI